Borsa Italiana ha chiuso il 2021 con un eccellente guadagno del 27%. Seppur poco sotto i massimi di novembre, Piazza Affari ha recuperato le perdite accumulate durante la correzione terminata a inizio dicembre, un evidente segnale di forza. Quando si parla di mercato azionario italiano ovviamente si pensa all'indice principale, il FTSE Mib.
Subentrato allo storico Mib30, l’indice ha avuto la sua origine nel 2003 pur assumendo l’attuale nome nel giugno 2009. Da questa data il ritorno, per un investitore che non ha mai staccato la spina dall’indice, sarebbe stato di quasi il 100%, un numero che su base annua composta si riduce a poco più del 5%.
Nello stesso arco temporale l’Euro Stoxx 50, ha raccolto circa l'8% annuo composto. Numeri che la borsa americana trasformata in euro surclassa in maniera clamorosa con il 17% di rendimento annuo dal 2009 a oggi. Considerando che la borsa italiana è ancora ampiamente sotto i massimi di inizio secolo, è da considerare una buy opportunity oppure no?
Borsa Italiana: due ETF per sfruttare la positività con il Piano Next Generation EU
Il Piano Next Generation EU sono convinto potrebbe cambiare gli equilibri economici del Vecchio Continente. Vedremo se l'Italia saprà cogliere questa occasione. Per chi desidera aumentare la propria esposizione al listino domestico gli strumenti quotati come ETF sono diversi seppur con capitalizzazioni non eccelse, almeno per una parte di questi.
Lyxor e iShares offrono strumenti replicanti del FTSE Mib sia nella versione accumulo che a distribuzione. A questi si sommano gli ETF di Amundi e Xtrackers che però hanno asset under management inferiori ai 100 milioni di euro.
Se Amundi offre l’ETF con costo più basso (0,18% ma è l’unico a replica sintetica), Lyxor ad un costo di 0,35% offre lo strumento più liquido con oltre 600 milioni di capitalizzazione. Questo strumento è a distribuzione, ma esiste anche la versione ad accumulazione purtroppo con masse di poco superiori ai 10 milioni di euro.
iShares invece replica totalmente l’indice in maniere fisica e totale con nessuna distribuzione dei proventi che vengono perciò reinvestiti nel fondo. Lo strumento costa 0,33% ed è stato quotato nel 2010. Interessante la tracking difference dal lancio che pone l’ETF sempre sopra in termini di performance all’indice benchmark.
Su base annua la capacità del gestore di sovraperformare l’indice è quantificabile in 14 punti base all’anno. Un cenno lo diamo naturalmente alla composizione settoriale del FTSE Mib, forse il suo punto debole maggiore.
Con il 32% di finanziari l’indice italiano è influenzato dall’andamento dei bancari e assicurativi ma anche dall’andamento dello spread tra BTP-Bund. Seguono a livello settoriale le utility al 18% (di cui 12% di ENEL) e i consumi discrezionali al 16%.
Se Mario Draghi riuscirà ad impostare una politica economica di lungo periodo fatta di riforme e investimenti, l’Italia potrebbe tornare ad essere una locomotiva dell’Europa. Questo ETF sarebbe un importante tassello della strategia di recupero della forza relativa di Piazza Affari.