Torna a crescere la tentazione dei money manager globali di ruotare i portafogli in termini di stile dal growth al value. Dopo la raccolta generosa degli ultimi anni, i due settori stanno vivendo fasi differenti, muovendosi in due direzioni differenti.
ETF: growth vs value, chi ha vinto negli ultimi anni?
Osservando le performance di due ETF che replicano bene questi due temi di mercato ci accorgiamo del solco che è stato scavato in soli tre anni. Uno strumento che reputo più interessante (e che fra poco analizzerò) per investire nello stile value americano è l’UBS MSCI USA Value (ISIN IE00B78JSG98), che negli ultimi cinque anni ha originatouna performance del 56% (dati al 10 gennaio 2021).
Un valore indubbiamente positivo, ma che impallidisce rispetto a quello degli ultimi 5 anni dell’ETF Invesco EQQQ NASDAQ-100 (ISIN IE0032077012), salito di oltre il 200%. Un fisiologico ritorno verso la media appare assolutamente auspicabile ed in parte sta avvenendo nelle ultime settimane. Nell’ultimo anno il passo dei tecnologici è rallentato visto che la performance del prinicipale indice di Borsa tecnologico USA è esattamente identica a quella del mondo value replicato dal listino MSCI.
Investire nei titoli value con gli ETF
Come promesso voglio focalizzarmi su un ETF poco pubblicizzato ma molto interessante soprattutto nell’affiancare altri stili di investimento (ad esempio small caps) alternativi ai tradizionali indici di mercato come S&P 500 o Dow Jones Industrials.
L’ETF di UBS MSCI USA Value vanta uno storico piuttosto importante essendo stato lanciato nel 2012 in Italia. Un primo elemento che ho notato leggendo il KIID dello strumento è quello della qualità del gestore. In tutti gli anni precedenti l’ETF è riuscito a recuperare i costi (0,2% all’anno) e sovraperformare il benchmark.
La capitalizzazione di questo ETF rappresenta un altro punto di forza con quasi 1,5 miliardi di dollari di AUM, che garantiscono liquidità e probabilmente un futuro ancora lungo al fondo di UBS. La replica dell’indice è fisica ed è presente lo stacco semestrale dei dividendi.
Gli indici essenziali che servono per analizzare le valutazioni del settore value americano mostrano numeri interessanti. Il rapporto dividend yield è vicino al 2,5%, mentre quello prezzo/utile al momento si posiziona attorno a 17.
Il prodotto ha un’ampia diversificazione con oltre 400 società al suo interno con il peso maggiore su nomi celebri come JP Morgan, Home Depot, UnitedHealth e J&J. Queste quattro aziende sono le uniche con un peso superiore al 2%.
A livello settoriale gli indici value si caratterizzano per la maggiore presenza in termini di allocazione di settori tendenzialmente sottovalutati. I servizi finanziari rappresentano il primo settore con il 20% seguiti da farmaceutici con il 17%, industriali e tecnologia al 12%.
In conclusione possiamo dire che il minimo secolare raggiunto in termini relativi dalle valutazioni delle aziende value rispetto a quelle growth potrebbe essere un buon motivo per cominciare ad accumulare con pazienza questo ETF che, pur senza il fascino di tante società del NASDAQ, potrebbe essere un solido frangiflutti contro le onde che attendono i mercati nei prossimi anni.