Brown Brothers Harriman ha condotto un interessante sondaggio tra gestori professionali e financial advisor circa le prospettive future del mondo ETF. Il sondaggio è stato condotto in USA, Europa e Cina e quindi può essere considerato uno strumento attendibile sulle tendenze globali che ci aspettano.
Mondo ETF: risultato sondaggio su prospettive future
Vediamo dunque cosa ci dice il sondaggio. Il primo dato che emerge è che il 56% degli intervistati ha in portafoglio una quota di ETF superiore al 25%. Il 72% di essi prevede di incrementare mediamente del 3% l’esposizione agli Exchange Traded Fund. Anche da qui emerge lo stesso fenomeno che avevamo evidenziato qualche articolo fa. Qui tutti i miei lavori.
L’appetito per gli ETF attivi è in aumento e il 65% degli intervistati prevede di aumentarne il peso. Nel 2020 erano il 57%. I tematici sono diventati mainstream e l’80% degli intervistati metterà denaro su questa tipologia di ETF. Stesso discorso vale per i fondi ESG. Il 56% degli esperti si aspetta di avere almeno l’11% di questo tipo di strumenti in portafoglio. In America il 25% degli intervistati conta di spingersi fino al 50% del portafoglio complessivo (erano il 18% l’anno passato).
Relativamente agli ETF tematici la preferenza va prevalentemente ai tecnologici (33%) seguiti da robotica (19%) e ambiente (14%). Anche su questo fronte c’è però una certa differenza tra le varie aree intervistate. Ad esempio l’ambiente è un tema caldo in America (22%) gelido in Cina (9%). All’opposto la robotica conta per il 25% delle scelte in Cina, solo per l’11% in America. Mediamente il 2% degli intervistati prevede di investire in ETF sulla cannabis.
ETF: i criteri dei gestori USA, europei e cinesi
Lascia abbastanza perplessi su come i gestori decidono di selezionare gli ETF da mettere in portafoglio. In USA, Europa e Cina le performance storiche rappresentano rispettivamente uno dei primi tre fattori di selezione. Il primo per europei e cinesi, il secondo per gli americani. Il costo è invece il fattore più importante per i gestori statunitensi, il terzo per gli europei, il quarto per i cinesi. In Cina dopo le performance storiche risultano essere i volumi di trading e gli spread denaro-lettera i fattori decisivi.
Fattori meno considerati dagli europei dove invece conta l’emittente. Curioso vedere come uno degli indicatori più importanti come il tracking error per tutti quanti appare in fondo alla classifica. Circa i criteri di selezione in ETF ESG prevale la scelta di creare internamente dei ranking dedicati (per il 30% degli intervistati) mentre solo il 18% si affida a terze parti.
ETF reddito fisso: cosa intendono fare gli investitori?
ETF non vuole dire solo azioni ma anche reddito fisso. E nonostante il rialzo dei tassi il 66% degli intervistati prevede di aumentare la propria esposizione. I titoli di Stato appaiono la tipologia più interessante per americani e cinesi (rispettivamente 47% e 41%). Questa asset class ha decisamente meno appeal per gli europei (27%).
I gestori americani in 4 casi su 10 prevedono poi di aumentare la propria esposizione in obbligazioni emergenti, oltre ad un 35% che conta di farlo sui bond high yield. Più freddini su questo fronte in Europa con rispettivamente il 27% e il 25% dei gestori che prevede di aumentare l’esposizione.
Sondaggio ETF: commento ai risultati
Questi i dati fondamentali di un sondaggio che mette in mostra un settore finanziario in crescita ma sempre più alla ricerca di elementi alternativi nel tentativo di catturare valore. ETF attivi, tematici, ESG sono alcune delle tendenze che domineranno probabilmente il prossimo lustro anche se alla fine il vecchio detto “gallina vecchia fa buon brodo” riferito ai tradizionali indici primari suona ancora come valido per la porzione più ampia del portafoglio di investimento.