Il settore biotech rimane uno dei più interessanti per gli investitori grazie al sogno di vivere una nuova era di crescita esponenziale come quella delle dot-com nel 2000. La speranza di ritrovare società come le Google o Amazon del futuro alimentano così il mito delle biotecnologie come uno dei comparti più promettenti. Il tema però non sembra riscontrare grandi favori in Borsa, rappresentando appena il 4% della capitalizzazione del NASDAQ, in realtà è una nicchia di mercato e come tale vive fasi molto altalenanti, ultimamente parecchio deludenti.
Se il comparto dovrebbe fornire un premio per il rischio aggiuntivo rispetto al più “tradizionale” NASDAQ Composite anche per effetto di un’innovazione più spinta oltre che operazioni di fusione e acquisizione più frequenti, in realtà negli ultimi 20 anni le performance sono state pressochè identiche. Lo scoppio della pandemia aveva fatto pensare al biotech proprio come naturale destinatario di corposi flussi finanziari privati e pubblici verso aziende in grado di investire e sviluppare nuovi potenti terapie, ma anche questa scommessa di chi ha investito in biotech è naufragata sotto i colpi di una sottoperformance evidente nei numeri.
Ma come ben sa chi investe in Borsa, un settore diventa interessante quando i prezzi sono scesi, non quando si toccano nuovi massimi. Se il biotech sta vivendo una fase di estrema debolezza anche relativa rispetto agli indici principali, non bisogna ignorare il comunque forte potenziale futuro che sarà nuovamente rappresentato da fiammate seguite da cadute, proprio per la natura innovativa del comparto.
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Il grafico dell’indice NASDAQ Biotech è esemplificativo del difficile momento attuale del settore. I prezzi sono scesi di oltre il 35% dai massimi trovando un sostegno sulla linea di supporto che unisce i minimi crescenti degli ultimi 10 anni. Gli stessi oscillatori tecnici come l'RSI mostrano un ipervenduto in divergenza con i prezzi. Una situazione insomma che farebbe pensare ad un possibile rimbalzo. Se non fosse così per questo tema si aprirebbero scenari alquanto foschi.
Gli ETF quotati a Milano per investire nel settore sono diversi. I due più capitalizzati sono quelli emessi da Invesco (NASDAQ Biotech) e iShares (NASDAQ US Biotech) anche in versione a distribuzione. Identici nelle performance con costi similari (0,35% iShares, 0,40% Invesco) risultano essere praticamente indifferenti nella scelta di investimento da parte di un investitore che si trova di fronte prodotti con buona liquidità.
Se la netta sottoperformance del settore è destinata ad esaurirsi in tempi brevi, basti pensare che a 5 anni il gap di rendimento rispetto ad un azionario globale è di quasi il 40%, allora la speculazione potrebbe rivelarsi un buon affare. Il rapporto prezzo utili da azione value di 13 sul quale attualmente girano le quotazioni è sicuramente un fattore a favore di una eterna promessa del mercato azionario.