Ci sono strumenti finanziari che hanno perso sicuramente valore negli ultimi mesi, sia sul mercato obbligazionario che su quello azionario. Per molti di questi siamo comunque ben lontani dai minimi raggiunti a marzo 2020 causati dal Covid-19. In media, le Borse mondiali sono però sopra del 50% i minimi registrati in quelle drammatiche fasi, lo stesso di può dire di Bitcoin. Eppure ci sono investimenti che quei livelli li stanno per ritestare: uno di questi è l’obbligazionario emergente.
Diversi Paesi hanno curve dei rendimenti oggi invertite: Cile, Turchia, Brasile, Messico e Russia sono fra questi. L’effetto negativo del dollaro e del rallentamento globale si fa sentire: con questo segnale, il mercato esprime chiaramente con tassi più alti sulle scadenze brevi rispetto a quelle lunghe. Politiche monetarie di rialzo dei tassi condotte per contrastare un’inflazione crescente che devono, sempre secondo il mercato, finire a breve se non si vuole andare incontro ad una recessione economica.
ETF: i rischi e le opportunità dell'obbligazionario emergente
Con un dollaro forte e una Fed convinta a stroncare l’inflazione, il mondo emergente che i debiti li fa anche in dollari e basandosi sui tassi americani aumentati di uno spread rappresentativo del rischio, sta andando incontro a problemi che rischiano di diventare maggiori in prospettiva. Il mercato obbligazionario se ne è accorto perdendo parecchio terreno negli ultimi tempi. Un ETF come UBS Bloomberg USD Emerging Markets Sovereign Eur hedged è un classico esempio di quello che sta succedendo con un ritorno in zona di prezzo 2020, quando il Covid cominciava a dilagare.
La caduta di prezzo da inizio anno è stata impressionante superando il 20%. Per la struttura dell’ETF (esiste un cap al 3% per ogni Paese come indicato da prospetto) e la copertura del rischio cambio dollaro (Eur hedged), le emissioni statali di Nazioni, anche non core, che in questi mesi hanno incontrato qualche difficoltà (vedi Sri Lanka e Argentina) hanno messo in difficoltà lo strumento che in tre anni ha perso nella versione total return il 15% e che oggi offre un rendimento a scadenza del 9%. Gran potenziale ma anche grande rischio.
Il fondo è ad accumulazione con replica fisica, il costo annuale dello 0,47% rispetto ai tassi di rendimento offerti non è una criticità. La duration invece potrebbe essere un problema dato che sfiora quota 7, rendendo l’ETF molto dipendente dalle forti oscillazioni dei tassi americani. La dipendenza del suo andamento all’evoluzione di Paesi come il Brasile piuttosto che da quelli come l’Ecuador, l’Iraq o la Giamaica è forse l’aspetto più intrigante ma rappresenta anche di rischio per questo strumento. In certe fasi di mercato il prodotto può offrire rendimenti prospettici molto allettanti ma in fasi come quella attuale vive momenti di maggiore difficoltà.
L’ETF di UBS può essere uno strumento di diversificazione all’interno dell’asset class obbligazionaria emergente come alternativa ai tradizionali benchmark. I rischi vanno però ben compresi fin da subito per evitare amare sorprese più avanti.