Una delle differenze principali tra ETF e fondi di investimento è quella legata al fatto che il primo risulta quotato in Borsa il secondo no, salvo alcune eccezioni particolari come quelli presenti sul mercato ATFund di Borsa Italiana.
Mentre il fondo di investimento ha un unico valore giornaliero al quale ogni cliente può vendere o acquistare, il cosidetto NAV o Net Asset Value definito a fine giornata, per l’ETF i valori di riferimento sono due. Trattandosi a tutti gli effetti di un fondo l’ETF ha un NAV, ma essendo quotato ha anche un prezzo di mercato. Quest’ultimo rappresenta l’unico valore che permette ad un investitore di acquistare o vendere ETF.
iNav: uno strumento per capire se si compra a premio o sconto
Attenzione però: l'ETF potrebbe avere un valore reale sottostante non necessariamente coincidente con il prezzo di mercato. Per questo motivo è stato creato l’iNAV, ovvero intraday net asset value, una metodologia di valutazione che possa aiutare gli investitori a capire se stanno acquistando sul mercato uno strumento a premio oppure a sconto.
Essendo un valore basato sui reali valori di ogni singolo constituent del paniere dell’indice, solitamente sono le Borse valori sulle quali è quotato l’ETF a calcolare il suo valore con una frequenza piuttosto elevata durante la giornata. Per calcolare l’iNAV si parte naturalmente dal basket di azioni o obbligazioni contenute nell’ETF.
L’agente incaricato del calcolo moltiplica il prezzo di mercato di ogni titolo per il numero corrispondete di quote presente nel basket. Sommato per ogni titolo questo valore, e sottratti i valori di costo e aggiunti quelli di liquidità, l’agente converte il risultato finale in un valore unico per quota. Per fare questo divide l’esito del calcolo per il numero delle quote di ETF create.
iNav: un valore da guardare ma con alcuni punti a sfavore
Il valore dell’iNAV è molto importante soprattutto per chi fa trading perché permette di capire se si sta pagando più o meno del suo reale valore un paniere di titoli sottostanti. Alla sua utilità indicativa vanno però affiancati alcuni punti a sfavore.
Per esempio un ETF con sottostanti quotati su piazze con differenti tempi di negoziazione potrebbe avere un iNav statico fino a quando la piazza stessa non riaprirà. Ad esempio un ETF sul mercato giapponese quotato in Europa si baserà sull’ultimo prezzo di contrattazione di un mercato chiuso nel durante delle contrattazioni europee.
Il secondo limite è legato al fatto che solitamente l’iNav viene calcolato con frequenza che può essere di secondi (15 sul NYSE) e nei momenti di alta volatilità questo determina scostamenti anche importanti tra iNAV e valore reale del paniere di titoli.
Per ovviare a queste problematiche alcuni specialisti calcolano una cosiddetta “fair valuation”. In pratica il market maker o chi è incaricato di fornire liquidità allo strumento utilizzando delle proxy cerca di stimare il valore corretto dei sottostanti in ogni momento di mercato.
Riprendendo l’esempio del mercato giapponese di prima si cerca di avvicinare il valore corretto utilizzando ad esempio il contratto future dell’indice di riferimento (come il Topix o il Nikkei) quotato sui mercati mondiali anche durante gli orari di apertura dei soli mercati europei o americani. Questo ci spiega anche perché i market maker a volte offrono sugli strumenti più scambiati e liquidi prezzi bid/ask diversi dall’iNav.
Naturalmente queste indicazioni sono soprattutto utili per chi fa attività di trading stretto o per chi vuole comprendere il funzionamento di ciò che sta dietro la macchina ETF. Per l’investitore medio l’avvertenza è sempre quella: scegliere strumenti molto liquidi e possibilmente capitalizzati; evitare di acquistare durante fasi di mercato estremamente volatili ed evitare di saltare da un ETF all’altro alla ricerca di una efficienza maniacale che verrebbe poi annullata dai costi di negoziazione.