Il peggior avvio di anno delle ultime due decadi da parte dell’oro ha colpito in modo diretto anche le società del settore aurifero, le più collegate alla dinamica del prezzo del metallo giallo per l’ovvia dipendenza dalla crescita della materia prima.
Il rialzo nei tassi americani, innescato prevalentemente dalle attese di maggiore inflazione, ha provocato un rialzo nei rendimenti reali statunitensi, ancora negativi ma migliori di qualche settimana fa. Questo elemento, assieme al rafforzamento del dollaro, ha fatto male al metallo giallo piombato fin sotto i 1.700 dollari l’oncia prima di recuperare.
Il mercato comincia ad intuire la fine delle politiche monetarie ultraespansive (del resto nei Paesi emergenti stiamo già assistendo alle prime manovre di rialzo dei tassi) e la concorrenza di Bitcoin è risultato un altro fattore penalizzante per l’andamento del metallo giallo.
Azioni aurifere: come investire in caso di ripartenza dell'oro
Le azioni delle aziende impegnate nell’estrazione dell'oro hanno naturalmente sofferto questa fase ribassista archiviando il primo trimestre in calo. Come vediamo dal grafico dell’indice HUI, uno dei più seguiti a livello globale, ha ritracciato il 50% di tutto il movimento ribassista cominciato nel 2011. Possiamo quindi dire che le società del settore hanno fatto peggio rispetto all’oro.
L’ETF VanEck Gold Miners (ISIN IE00BQQP9F84), il più capitalizzato e liquido presente a Milano, si prende così una pausa dopo due annate travolgenti. Infatti nel 2019 il VanEck Vectors Gold Miners ETF aveva portato a casa una perfomance del 42% seguita da un +12% nel 2020.
L’indice NYSE Arca Gold Miners ricalca le società dell'industria globale dell’estrazione di oro ed argento che generano almeno il 50% dei propri ricavi da questo settore. La replica di questo indice da parte dell’ETF è completamente fisica con spese correnti dello 0,53% per Asset Under Management superiori ai 700 milioni di dollari. Un ETF che non rischia quindi chiusure a sorpresa.
Lo strumento è molto concentrato in termini numerici con 52 società che compongono il paniere ma solo le prime 10 occupano il 60% dello spazio. Tra di loro big cap del settore minerario come Newmont e Barrick Gold che assieme coprono un quarto del portafoglio.
Il Canada è l’area geografica più coperta (anche se in realtà queste società sono globali e quindi diventa difficile assegnarle ad un singolo Paese) con il 44% del peso, seguito da Stati Uniti e Australia rispettivamente al 17% e 14%. Presenti anche gli emergenti come dimostrano Brasile (6%) e Sud Africa (4%). Infine per quello che riguarda le valutazioni il price earning ruota attorno a 20 mentre il dividend yield è di 1,6%.
In sintesi quello aurifero è un settore che non ha sfruttato a pieno il rally dell’oro degli anni scorsi e che ora sta vivendo un momento di downtrend anche causato dal rialzo nei prezzi dell’energia, una delle voci di costo più pesanti per questa industria. Le valutazioni non sono quelle folli raggiunte all’inizio del decennio scorso e questo pone l’ETF di VanEck in una buona condizione per ripartire qualora l’oro rialzasse la testa terminata questa sfuriata sui tassi a lunga scadenza americani.