Abbastanza paradossale come alla vigilia della nuova era della rinascita ambientale ed energetica proprio il settore delle energie pulite abbia subito un drastico ridimensionamento a livello di quotazioni di mercato. Un interessante caso di studio che però potrebbe anche presentare delle opportunità per coloro che sono rimasti finora ai margini di un settore certamente growth, come vedremo tra poco dai multipli.
La rotazione settoriale cominciata a Wall Street con il calo dell'indice di Borsa Nasdaq e proseguita in Asia con la caduta degli indici cinesi può essere uno dei fattori responsabili di una correzione che, per l’ETF iShares Global Clean Energy, ha superato il 30% dal picco di gennaio. Mentre il principale listino tecnologico statunitense ha recuperato, il settore delle energie pulite continua a rimanere fermo.
Una caduta drammatica che fa entrare in bear market il comparto delle energie rinnovabili. Come ho già scritto in altre occasioni con riferimento al tema ESG o ad altri fondi tematici, la modesta capitalizzazione di questi strumenti unita alla bassa solidità di bilancio di molte imprese che compongono il paniere sono dei fattori di destabilizzazione quando il denaro improvvisamente defluisce o quando anche un numero limitato di società (rilevanti però per il loro peso nell’ETF) pubblicano notizie negative.
Investimenti: ecco l'ETF per guardare alle energie rinnovabili
iShares Global Clean Energy (ISIN IE00B1XNHC34) risulta vulnerabile sotto questo punto di vista. Non tanto per la capitalizzazione impressionante raggiunta da questo ETF (oltre 4 miliardi di euro ma pensate che solo 1 anno fa l’ETF aveva meno di 1 miliardo di Asset Under Management) quanto per la concentrazione in società di medio-piccola capitalizzazione se paragonate a quelle degli indici principali di mercato. Sono 30 le società globali che compongono questo paniere con le prime 10 che a loro volta occupano metà dell'allocazione.
Plug Power risulta la più pesata con quasi il 10% del portafoglio, seguita da Enphase Energy e Dago New Energy al 5%. L’ETF al costo di 0,65% annuo offre un’esposizione globale a società che complessivamente vengono prezzate con un rapporto prezzo utili di 34 ed un book value che sfiora 4. Considerevole la volatilità superiore a 30.
Ben diversificato a livello geografico (36% Usa, 12% Cina, poi Nuova Zelanda, Danimarca, Spagna e Canada con percentuali superiori al 5%), il Global Clean Energy come detto può rappresentare anche una buona opportunità di ingresso se il ribasso generalizzato delle imprese del settore fosse null’altro che un normale aggiustamento di mercato.
Come si vede dal grafico infatti l’ETF ha colpito in pieno diverse volte la media mobile a 200 giorni prima di rimbalzare. La media a 50 giorni a sua volta ha svolto un eccellente lavoro di contenimento ed il momento della verità si avvicina.
Oscillatori in iperveduto e supporti potrebbero favorire una graduale ripresa nelle quotazioni continuando quel sentiero di crescita, forse un po’ eccessivo, interrotto in questo avvio di 2021. I ritardatari forse hanno di che rallegrarsi, ma attenzione a non abbassare la guardia. Uno sfondamento verso il basso dei supporti sarebbe un pessimo segnale per un settore messo in cima alla lista di molti gestori.