Uno dei dibattiti più frequenti che girano intarno all'asset allocation è quello relativo ai pesi che dovrebbero avere le varie asset class con tanto di declinazione geografiche. I principali raggruppamenti tradizionali sono bond ed equity.
Per la prima si potrebbe risolvere il problema con un fondo o ETF Global Aggregate che contiene al suo interno obbligazioni governative e corporate investment grade. Il profilo di rischio di ciascun investitore porterà poi all’inserimento di altri tipi di bond speculativi come high yield ed emergenti a corollario ma qui entrerà in gioco una dose di soggettività.
Investimenti: creare un portafoglio basato sulla capitalizzazione di mercato
Ma è sull’azionario che il dibattito si fa più intenso, soprattutto per chi non vuole fermarsi ad un solo fondo o ad un ETF internazionale. La metodologia di investire in più strumenti sulla base della capitalizzazione di mercato è quella considerata più sicura per catturare la crescita dell’economia globale.
Naturalmente anche in questo caso c’è chi dice che non ha senso avere in un portafoglio All Country World un 5% di Cina quando l’economia del Dragone sorpasserà in termini di PIL quella americana prima della fine del decennio.
La risposta più ovvia è che comprare azioni cinesi in termini di trasparenza ed affidabilità non è proprio la stessa cosa di comprare azioni americane, espressione di mercati finanziari maturi e soprattutto affidabili. Avventurarsi in territori inesplorati potrebbe rivelarsi pericoloso.
Ma torniamo alla ripartizione geografica dell’azionario per capitalizzazione. Come dovremmo investire per singole aree per rispettare questo criterio? Il sito internet tedesco Star Capital offre un eccellente aggiornamento trimestrale nel quale queste informazioni sono a disposizione di tutti in forma gratuita.
Partendo dal classico indice globale All Country dividiamo da una parte il mondo sviluppato per l’86%, dall’altra quello emergente per 14%. Primo rebus risolto su quanto azionario emergente avere in portafoglio.
Come andrebbe diviso l'86% di portafoglio? Poco meno del 48% andrebbe investito negli Stati Uniti, poco meno del 19% in Europa (Regno Unito incluso), il 17% nell’Asia sviluppata che comprende il Giappone.
E il 14% di emergenti? Anche qui la risposta è abbastanza netta. La parte emergente asiatica domina con oltre 9 punti percentuali seguita da emergenti America al 1.6% e poi emergenti Europa, Africa e Middle East attorno al 1%.
Questa può essere un’allocazione fai da te che richiede una scarsa manutenzione visto che questi pesi di fatto si muovono storicamente su orizzonti temporali piuttosto lunghi. In questo modo si guadagnerà l’accesso ai mercati azionari mondiali con il criterio più democratico e meno complicato possibile: quello della capitalizzazione di Borsa.