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Sarà il secolo asiatico il ventunesimo? Se così fosse siete ancora in tempo per investire sulle azioni di questo continente a prezzi convenienti
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Dopo la violenta correzione di marzo l'indice Asia ex Japan si è ripreso alla grande ed ora è pronto a tentare la definitiva inversione di tendenza
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E possibile investire in questo indice tramite un ETF di Xtrackers di cui analizziamo le caratteristiche
Ci sono momenti di mercato nei quali assistiamo a delle svolte che potrebbero anche caratterizzare una decade intera. E se questa decade appena cominciata (non nel migliore dei modi saimo obiettivi) avrà un mercato trainante dal punto di vista geografico sono convinto che non si potrà prescindere da quello asiatico.
Gli attenti osservatori avranno notato che la Borsa cinese in questi giorni sta fornendo dei segnali bullish molto interessanti in ottica di medio periodo con il break di certi livelli di resistenza che stanno favorendo allunghi interessanti in chiave prospettica.
Proprio la Cina costituisce il 44% dell’indice MSCI Asia ex Japan, ma il peso rilevante della Borsa cinese lo troviamo anche negli indici emergenti, MSCI o FTSE non cambia granchè. Ma torniamo all’Asia escluso il Giappone. Sommando l’esposizione alla Cina del 44% a quella del 9% di Hong Kong otteniamo un’allocation per più della metà rappresentata da azioni cinesi.
Osservando il grafico dell’indice MSCI di riferimento ci rendiamo conto dell’occasione di acquisto clamorosa vista a marzo con un rimbalzo vigoroso tuttora in corso che presto si troverà a che fare con una linea di tendenza che unisce i massimi del 2018 e del 2020.
Il trend di lungo periodo ha subito l’interruzione con una elegante figura di zig zag che a questo punto rischia di svoltare verso l’alto e che potrebbe far uscire l’indice da un letargo che dura dal 2007. L’oscillatore MACD su scala mensile in tal senso conforta e consideratI i multipli pagati in questo momento sulla Borsa americana una maggiore diversificazione geografica proprio nella direzione asiatica potrebbe avere una sua logica, anche di natura tecnica.
Utilizzando il sito di MSCI dal factsheet dell’indice oggetto dell’articolo odierno notiamo infatti che alla fine di maggio il rapporto Price Earning stimato è inferiore a 14, oltre 4 punti sotto l’indice MSCI All Country World che veleggia sopra 18. Interessante anche il dato inerente il rapporto tra prezzo e valore contabile. Per l’indice asiatico siamo a 1.5 contro il 2.2 dell’indice azionario mondiale oltretutto con una quota di dividend yield leggermente superiore (2,6%).
Naturalmente questi multipli migliori vengono offerti a fronte di un profilo di rischiosità peggiore. Se la volatilità annua dell’ultima decade è stata superiore di oltre 2 punti a quella dell’azionario mondiale , il massimo drawdown dell’indice MSCI Asia ex Japan è stato il -65% del 2008 contro il -33% di quest’anno del MSCI World.
L'indice è facilmente replicabile tramite un ETF quotato in Italia emesso da Xtrackers (LU0322252171) il cui TER è di 0,65%. La raccomandazione è sempre quella di mantenere la massima diversificazione a livello geografico ma certamente per l’investitore italiano tendenzialmente affetto da home bias permanente sulle azioni domestiche, gettare uno sguardo ad Oriente non sembra essere una cattiva idea.