Gli investitori sono in difficotà per l’assoluta mancanza di rendimento nelle tradizionali obbligazioni a tasso fisso e ricercano nella componente variabile, in questo caso rappresentata dall’inflazione, l’escamotage per mantenere il potere d’acquisto del proprio denaro, spesso e volentieri ignorando il funzionamento e soprattutto il rischio insito negli strumenti inflation linked.
Perfetti come strumenti acquistati in emissione e mantenuti fino alla scadenza, le obbligazioni inflation linked non sono esenti da rischi quando acquistate sul mercato secondario via titoli diretti o fondi o ETF. Il dato sull’inflazione americana di ottobre era stato shock.
Il 6,2% sul tasso di indice dei prezzi al consumo annuo condito dal 4,6% della variazione del dato core (ovvero depurato dalla componente energia e cibo), aveva destabilizzato gli investitori del reddito fisso che stanno subendo una delle perdite reali di valore sull’investimento più forti del secolo.
Da qui la ricerca spasmodica da parte degli investitori di tutto ciò che comprende la parola "inflation" nella descrizione del prodotto di investimento, ETF compresi. Come sempre le masse si muovono dove i rendimenti sono già positivi da tempo nella più classica logica del compra alto e vendi basso.
ETF legati all'inflazione: un futuro roseo anche nel 2022?
Osservando ad esempio l’andamento di due ETF, Xtrackers USD Treasuries e Xtrackers US Treasuries EUR hedged, che investono in bond americani a cambio aperto e coperto scopriamo che per l’investitore europeo il risultato degli ultimi 12 mesi è stato rispettivamente di +5% e -4% (alla data del 15 dicembre 2021).
Facendo la stessa analisi, ma sugli ETF che replicano l’andamento dei titoli di stato indicizzati all’inflazione (TIPS), otteniamo invece un risultato diverso. Ad esempio iShares USD TIPS aperto al cambio supera il 13% di performance annua mentre la versione a cambio coperto di Ubs raggiunge un comunque ragguardevole +4%.
In America non è un caso che l’ETF di iShares è in cima alla classifica della raccolta annuale con 10 miliardi entrati nel solo 2021 portando la capitalizzazione del prodotto a oltre 37 miliardi di dollari. E guarda caso un altro flagship di casa iShares coime iBoxx $ Investment Grade Corporate Bond ETF nel corso del 2021 ha perso 15 miliardi di masse.
La corsa al prodotto con nome inflazione va quindi sempre più di moda. A questo aggiungiamo consulenti alla disperata ricerca di strumenti obbligazionari in grado di popolare portafogli di clientela prudente e il gioco è fatto. Vedremo se il futuro riserverà ai titoli inflation linked oggi così popolari rendimenti altrettanto rosei nel 2022.
Non bisogna mai dimenticare i fattori di rischio che caratterizzano questa tipologia di investimento. Vero che proteggono parzialmente dalla perdita di potere d’acquisto, ma con ETF o fondi di questa natura dobbiamo essere consapevoli di assumerci un elevato rischio di duration (salvo che il prodotto non sia duration hedged, ma in tal caso la copertura si paga) oltre che valutario (salvo che il prodotto non sia EUR hedged, ma in tal caso la copertura si paga).
Ma il rischio più consistente è in realtà un altro. Ovvero che l’inflazione prezzata oggi dal mercato in realtà risulti molto più bassa in futuro facendo evaporare molti di quei guadagni già incorporati oggi nei prezzi.