Le azioni dell’area Scandinava possono rappresentare una buona opportunità per il futuro? Domanda lecita vista la diversità, ma anche la ricchezza, delle tre principali economie dell’area scandinava. Danimarca, Svezia e Norvegia.
Esattamente tre anni fa scrissi un articolo sul tema nel momento in cui l’indice di riferimento che raggruppa le azioni nordiche stava andando all’assalto dei suoi massimi storici.
Poi sono arrivati in sequenza Covid, guerra Russia – Ucraina e crisi del gas. Doveroso a questo punto fare un aggiornamento per capire se e come investire nelle azioni del Nord Europa.
Investire nelle economie del Nord
Cominciamo con il dire che sono due gli ETF quotati a Milano che permettono di investire replicando l’indice Msci Nordic. Osservando le performance a 1 anno non ci sono sostanziali differenze rispetto all’Eurostoxx50 (con un calo del 12% - dati al 31 ottobre 2022). A 3 e 5 anni la storia però cambia radicalmente con oltre 20 punti percentuali di distacco che l’investimento in Scandinavia infligge a quello in Eurolandia.
Xtrackers e Amundi sono i due gestori che replicano l’indice Msci Nordic. La casa tedesca può vantare un patrimonio di quasi 500 milioni di euro e per questo motivo approfondiamo oggi l’analisi su questo ETF.
Cominciamo con dire che l’indice Msci Nordic Countries replica i principali titoli azionari dei mercati azionari nordici e comprende la Danimarca, la Norvegia, la Finlandia e la Svezia.
I pesi per Paese non sono però equamente distribuiti. Svezia e Danimarca fanno la parte del leone con rispettivamente il 40% e il 34% del portafoglio, seguite da Finlandia al 15% e Norvegia al 11%.
Anche a livello settoriale notiamo una certa diversificazione con il settore industriale che occupa un quarto del portafoglio seguito dai farmaceutici al 21%, la finanza al 17% e solo al 7% i materials. Lo scarso peso di Norvegia in portafoglio si ritrova anche nel modesto 6% del settore energia.
L’ETF è ben diversificato in termini numerici con oltre 90 azioni anche se la prima in ordine di peso, Novo Nordisk si prende ben il 16% del portafoglio. Equinor, la seconda, pesa per il 3% seguita da Nordea Bank e Investor. A parte la quota molto elevata della società farmaceutica direi che c’è una buona diversificazione per questo ETF che costa 0,3% per anno.
Il grafico dell’indice Msci Nordic mostra una chiara situazione di correzione in corso come per la maggior parte dei listini.
Proprio i massimi del 2019 (e a seguire quelli del 2015 e del 2000) faranno da corposo supporto in una prevedibile fase di ulteriore affondo verso il basso. Una perdita di un ulteriore 10% dai livelli attuali rappresenterebbe a quel punto una ghiotta opportunità per un ingresso con orizzonte temporale di lungo periodo e fondamentali molto solidi.