Investire sui mercati azionari significa investire anche e soprattutto negli Stati Uniti. Che si tratti di large caps, di small caps, di fonti tematici, settoriali o smart beta, il peso della geografia americana rimane determinante se non prevalente.
Utilizzando il data base di uno dei più importanti provider di indici azionari, Msci, scopriamo ad esempio che l’indice Msci World vede gli Stati Uniti al 70% di peso complessivo. Se allarghiamo il tiro anche ai paesi emergenti, ovvero utilizziamo l’indice Msci All Country World, il peso di America si “riduce” al 61%. Stesso discorso per le azioni a piccola capitalizzazione globali.
Questo significa che nel momento in cui si va a comprare un ETF che replica uno dei principali indici del mondo, lo S&P500, ci stiamo portando a casa una buona parte dell’azionario globale. La diversificazione è già compresa nel pacchetto.
Siccome questo è il mercato più importante al mondo, numerosi sono gli indici che vengono offerti agli investitori sotto forma di ETF. E ogni casa di investimento è ormai in grado di offrire questi strumenti a costi bassissimi con spread denaro lettera altrettanto modesti.
I maggiori ETF per investire in azioni USA
Utilizzando il motore di ricerca di JustETF ho verificato che gli ETF sull’indice S&P500 quotati in Europa sono ben 18 con costi compresi tra 0,05% e 0,15% all’anno. La maggior parte (15) hanno masse che superano il miliardo di euro e all’appello mancano derivazioni dello S&P500 che permettono di modulare i rischi. Ad esempio, esistono versioni Eur hedged a cambio coperto, oppure Equal Weighted dove i pesi non sono per capitalizzazione ma identici per ogni azione. E poi esiste naturalmente la versione ESG per gli amanti della sostenibilità.
Sostenibilità che troviamo anche per un altro celebre indice decano di Wall Street. Il Dow Jones Industrials è infatti offerto da iShares in entrambe le versioni a costi però decisamente più elevati degli ETF sullo S&P500 (0,33%-0,60%).
Anche per l’indice Nasdaq 100 c’è l’imbarazzo della scelta. Le azioni tecnologiche americane sono offerte in ben 12 ricette di cui 4 a cambio coperto e 1 in versione ESG. iShares e lo “storico” Invesco EQQQ Nasdaq 100 vantano masse superiori ai 4 miliardi di euro con costi che anche in questo caso sono più alti rispetto agli ETF replicanti dello S&P500 (nell’intorno dei 30 punti base all’anno).
Per chi volesse uscire dalle tradizionali large caps esiste la possibilità di investire in maniera più aggregata attraverso i tradizionali indici Msci USA; essendo oltre 150 gli indici replicati dagli ETF quotati in Europa diventa però abbastanza improbabile riuscire ad elencarli tutti in questo articolo.
Credo sia però giusto ricordare le asset class di portafoglio principali sulle quali è possibile investire comprando esclusivamente America.
Tante soluzioni, anche per gli investitori più esigenti
Per il mondo small caps ad esempio sono 6 gli ETF quotati in Italia che replicano l’indice per eccellenza Russell 2000 con SPDR a fare da leader con oltre 1 miliardo di masse capitalizzate.
Per quello che riguarda il tema real estate esistono diversi ETF focalizzati solo sull’America a partire da iShsres Us Property yield che capitalizza quasi mezzo miliardo di euro.
Ci si può sbizzarrire anche nel mondo degli stili di investimento. Si parte da uno degli ETF più celebri d’America, come lo SPDR US Dividend Aristrocrats, per passare a smart beta di tipo value, bassa volatilità, momentum, size e quality.
Senza entrare nei singoli temi o settori (biotecnologie, utility, bancari, petroliferi, ecc...) dove gli investitori hanno ampia scelta, l’aspetto interessante è che oggi si ha la possibilità di costruire un portafoglio completamente made in USA, diversificato comunque a livello globale vista l’internazionalità delle aziende americane, coprendo eventualmente il rischio cambio dollaro e sovrappesando certi settori o stili di investimento. Tutto a costi che mediamente sono inferiori ai 2 euro per ogni 1000 euro investiti. Non male.