Le materie prime sembrano non scaldare più il cuore dei mercati. Con una correzione di oltre il 20% gli indici generalisti, le commodities hanno corretto tutto il rialzo post invasione dell’Ucraina da parte della Russia tornando ai livelli di febbraio. A livello grafico sono stati raggiunti degli interessanti supporti, specie se quella in atto diventi una correzione all'interno di un uptrend più ampio.
I ribassi sono stati guidati soprattutto da metalli industriali, preziosi e materie prime agricole, gli ETF specializzati sul tema materie prime hanno tirato il fiato dopo una crescita moltiplicata anche dalla forza del dollaro americano. Da marzo 2020 le quotazioni sono raddoppiate e di questo ce ne stiamo accorgendo nella vita di tutti i giorni con il risveglio tumultuoso dell’inflazione.
La guerra, petrolio e gas a parte, non sembra però essere il market mover attuale di valutazione che tornano gli equilibri tra domanda e offerta a guardare nel mondo delle commodities. Gli analisti temono un calo della domanda a causa di una recessione globale che il rialzo dei tassi di interesse potrebbe a breve provocare nel mondo occidentale ed emergente.
ETF: ecco uno strumento per investire sulle materie prime non energetiche
Il sito ETF.com ha pubblicato alcuni dati interessanti sui deflussi dai prodotti quotati in America più orientati alle commodity. Numeri importanti che dimostrano come gli investitori abbiano deciso di guardare alla porta di uscita, almeno per ora.
Osservando le performance da inizio anno dei principali ETF legati al mondo delle materie prime notiamo come i guadagni decisamente importanti da inizio anno degli indici generalisti (dal 30% in su), sono stati trainati dall’energia. Un prodotto che raggruppa i vari sotto indici al netto di quello dell’energia come il Lyxor Ex-Energy CRB dall’inizio dell’anno guadagna infatti meno del 10%.
Il grafico ci fa vedere come il prezzo dello strumento quotato a Milano sta entrando nell’orbita della media mobile a 52 settimane e del massimo del 2011. Occasione di ingresso? Vedremo. Per chi vuole evitare il surriscaldato mondo dell’energia questo ETF offre sicuramente un'esposizione diversificata a agricole (55%), metalli industriali (20%), preziosi (12%) e bestiame per il resto.
Il costo dell’ETF è dello 0,35% ma va naturalmente incrementato per i costi di rolling che deve subire lo strumento per mantenere l’esposizione alle materie prime tramite futures. Buona la capitalizzazione dello strumento con oltre 200 milioni di euro. I prossimi mesi ci diranno se questo prodotto può essere un buon diversificatore di portafoglio soprattutto in grado di evitare la forte speculazione del mondo energy. Molto sensibile al ciclo economico, l’ETF rappresenta un tassello più speculativo di portafoglio per chi vuole scommettere su un secondo round di inflazione nel 2023.