Nel mondo dei tassi zero si fatica sempre più a dare un significato all’investimento obbligazionario. Significato che non è dato dalla redditività nominale, che al netto di costi e tasse diventa spesso negativa. E nemmeno dalla protezione dalla perdita di potere d’acquisto stante l’attuale livello dei rendimenti reali quasi ovunque negativi.
La tesi che i money manager continuano oggi a supportare per giustificare la presenza di bond in portafoglio è quella del diversificatore del rischio rispetto all’investimento azionario. Anche qui la tesi rischia di traballare se in futuro la correlazione negativa tra prezzi delle obbligazioni e prezzi delle azioni salterà. Fenomeno peraltro già visto in passato ma che per il momento appare solo come uno spettro all’orizzonte e nulla più.
Abbracciando quindi la tesi dell’obbligazione come ammortizzatore dei rischi (e magari strumento utile a ribilanciare il portafoglio quando l’azionario perde colpi), uno degli strumenti più interessanti anche in termine di protezione da rischi di insolvenza è quello dei covered bond.
Covered bond: cosa sono e quale ruolo ricoprono
Ma cosa sono i covered bond? Sono un'obbligazione bancaria caratterizzata da un profilo di rischio molto basso e da un'elevata liquidità. A differenza delle normali cartolarizzazioni, i covered bond garantiscono la restituzione di capitale e interessi grazie al vincolo di una fetta dell'attivo patrimoniale destinato esclusivamente alla remunerazione ed al rimborso del bond.
Ci troviamo quindi di fronte ad uno strumento che può avvalersi della cosiddetta doppia garanzia del capitale. La doppia garanzia offerta sia dalla banca che dal portafoglio crediti permette ai covered bond una maggiore liquidità, accompagnata da rating più elevati e rendimenti più contenuti connessi alla maggior certezza dell'investimento effettuato.
I covered bond esistono da oltre 100 anni e possono fregiarsi della caratteristica non indifferente di non aver mai avuto un default tra le loro fila. Ovviamente basso rischio uguale basso rendimento, ma come detto la funzione dei bond in questo momento è altra.
iShares Euro Covered Bond: un ETF per questo asset
Ecco perciò che l’ETF di iShares Euro Covered Bond (ISIN IE00B3B8Q275) permette di presidiare un mercato che il singolo investitore non potrebbe frequentare visti i tagli non proprio retail di questo tipo di bond. L’ETF in questo momento non offre rendimenti positivi (-0,2% il dato dell’ultimo factsheet), con una duration di portafoglio attorno a 5.
Quasi 1000 titoli all’interno di uno strumento che capitalizza oltre un miliardo di euro. La replica è fisica a campione per un ETF a distribuzione di dividendi che vanta una storicità piuttosto importante essendo stato lanciato nel 2008. Buona la tracking difference, dal lancio inferiore ai 20 punti base pagati annualmente per possedere l’ETF. A livello geografico Francia, Germania e Spagna rappresentano il 50% della copertura, con anche emissioni italiane presenti per il 6% del portafoglio.
Uno strumento, l’ETF di iShares, ben diversificato e privo di rischio valutario adatto quindi ad investitori che preferiscono in questo momento sacrificare una piccolissima parte di capitale per efficientare il portafoglio tramite delle obbligazioni ad elevatissimo grado di protezione.