Leggendo gli articoli sul tema Evergrande, e il rischio crac che potrebbe colpire diversi emittenti obbligazionari high yield cinesi, mi sono accorto che la sensibilità verso il reddito fisso di Pechino è diventata morbosa. Quasi per caso sono entrato in un sito specializzato in ETF e ho ordinato per masse gli strumenti quotati su Borsa Italiana. Il risultato mi ha lasciato a bocca aperta. Ai primi 5 posti per capitalizzazione troviamo altrettanti strumenti di iShares. Ci sta, sono partiti per primi, la tradizione di BlackRock, sono i più liquidi, ecc…
Al primo posto con oltre 9 miliardi di masse c’è un classico Eur Corporate Bond. Al secondo un altrettanto classico Emerging Market Bond con oltre 6 miliardi di masse, il terzo è il fondo che mi ha stupito, al quarto un fondo Euro High Yield Bond con 5 miliardi di euro di masse e al quinto lo storico ETF di iShares che investe nei titoli governativi emessi in local currency. Ma chi occupa il terzo posto? Ebbene non ci crederete, ma nel momento in cui scrivo oltre 6 miliardi di masse sono confluiti nell’ETF iShares China Bond, strumento che investe in titoli di Stato cinesi in valuta locale.
Attenzione poi perché i 6,2 miliardi sono davvero poco distanti dai 6,3 miliardi dell’ETF USD Emerging Market Bond. In pratica tra pochi giorni è altamente probabile che l’ETF che investe in titoli di Stato cinesi supereranno per asset under management quello che investono in tutti i bond emergenti globale, sia in hard che in local currency. Da notare anche che l’ETF che investe in Treasury americani di iShares (e quotato in Italia) con la capitalizzazione più alta è attualmente l’iShares Usd Treasury Bond 7-10 anni che arriva a 3 miliardi di euro di masse.
Va bene che la Cina sta acquisendo sempre più capacità di raccogliere denaro a livello finanziario. Va bene che lo Stato cinese appare un emittente sicuro agli occhi dei mercati, ma se non siamo alla bolla sul debito cinese poco ci manca. Anche perché questo boom di richieste di carta cinese da parte degli investitori non va solamente sui titoli di Stato che ovviamente offrono rendimenti superiori a quelli di Bund e Treasury con un tasso di cambio ultimamente stabile, ma finisce anche su emissioni corporate di qualità superiore ma anche inferiore all’investment grade. Appunto quegli high yield bond cinesi che hanno toccato rendimenti prossimi al 13% nei giorni scorsi dopo il downgrade di Evergrande, società immobiliare ormai sull’orlo del fallimento.
Quando sentite parlare di fondi aggregate dovete essere consapevoli che dentro c’è anche carta “junk”, spazzatura. Considerando che molti di questi emittenti cinesi appartengono al mondo dell’immobiliare, un consiglio che mi sento di dare è quello di fare un check del portafoglio. Se vi siete fatti trascinare da qualcuno nell’euforia sul debito cinese o se l’avete fatto di vostra spontanea volontà fermatevi un attimo. Ragionate su quanto questo investimento pesa sul vostro investimento complessivo e se supera il 5% (ed è già tanto) vendete tutte le quote in eccesso. Forse perderete qualche emissione con rendimenti in doppia cifra, ma forse eviterete anche qualche inevitabile default che andrà ad incidere sul NAV dello strumento.