Dopo il crollo dei mercati innescato dal Coronavirus,
le blue chips italiane sono riuscite a mettere a segno recuperi interessanti, riassorbendo parte delle vendite che le hanno colpite nel periodo compreso tra fine febbraio e metà marzo 2020.
In un contesto particolarmente sfidante,
molta attenzione da parte degli investitori è rivolta verso il comparto bancario e quello assicurativo. Grazie alle nuove regole sui ratio patrimoniali da parte della BCE, il comparto finanziario italiano potrebbe essere interessato da una nuova ondata di integrazioni. Intesa Sanpaolo ha già aperto la strada con la sua OPS su UBI Banca, Unicredit potrebbe fare lo stesso su Banco BPM.
A sostenere le prospettive di banche e assicurazioni vi è inoltre un altro assist fornito dalla BCE con i suoi piani di allentamento monetario.
PEPP e TLTRO sono veicoli in grado di contenere lo spread dei titoli di Stato italiani e fornire liquidità al sistema finanziario.
La combinazione di queste due leve di politica monetaria consente così di avere una maggiore resilizienza patrimoniale e di attutire da un punto di vista borsistico all'impatto negativo sui margini di interesse dato dai tassi di interesse prossimi allo zero.
Più in generale
la messa in pista del Next Generation EU permetterebbe di rilanciare l'economia del Vecchio Continente dopo le difficoltà congiunturali causate dal Coronavirus. Se per il settore bancario questo significherebbe fare i conti con una minor mole di Non Performing Loans, per quello produttivo rappresenterebbe l'
assist sul fronte reddituale. I due settori che dovrebbero avvantaggiarsi maggiormente sono quelli legati al comparto tecnologico e all'economia green.
Il quadro appena esposto ci ha fatto guardare con interesse al
Certificato Phoenix di Natixis con ISIN IT0006746793. Il prodotto, quotato sul
SeDeX di Borsa Italiana dallo scorso 25 giugno, ha come sottostanti cinque dei titoli a più alta capitalizzazione del mercato italiano:
Assicurazioni Generali, Enel, ENI, Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Struttura del Certificato
Il Phoenix Certificate emesso da Natixis ad un prezzo di 1.000 euro permette agli investitori di ottenere un flusso cedolare costante a patto che, alle date di valutazione periodiche, il sottostante peggiore del paniere quoti ad un livello pari o superiore a quello del Livello Barriera Interessi. Sono principalmente due le opzioni di cui gode questo prodotto:
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Effetto memoria: permette al risparmiatore di incassare gli eventuali premi non pagati in precedenza dal Certificato;
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Clausola Autocallable: a partire dal 25 giugno 2021, consente al Certificato di scadere anticipatamente nell’eventualità in cui, alle date di rilevazione trimestrali tutti i sottostanti dovessero trovarsi ad un livello pari o superiore a quello del fixing iniziale.
Un’altra peculiarità del prodotto è quella relativa alla
presenza di una prima maxi-cedola, pari al 15% dell’Importo Nominale del Certificato. Per quanto riguarda i
bonus successivi, questi sono uguali al 2% dell’Importo Nominale e verranno erogati trimestralmente al soddisfarsi delle condizioni previste dalla struttura dello strumento.
Per incassare la prima cedola (di importo maggiorato), è necessario che alle date di rilevazione il peggiore dei sottostanti (il Worst of) quoti ad un valore pari o superiore del 50% dello Strike iniziale per la prima data di valutazione. Per ottenere i premi successivi invece, il peggiore dei sottostanti dovrà quotare ad un livello pari o superiore al 72% dello Strike (Barriera Dinamica).
Rivediamo insieme i sottostanti del prodotto e i rispettivi livelli di Strike e Barriera:
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Generali: Strike a 13,30 euro; Barriera per la maxi-cedola a 6,65 euro; Barriera per le cedole trimestrali successive a 9,576 euro.
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Enel: Strike a 7,66 euro; Barriera per la maxi-cedola a 3,83 euro; Barriera per le cedole trimestrali successive a 5,5152 euro.
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ENI: Strike a 8,48 euro; Barriera per la maxi-cedola a 4,24 euro; Barriera per le cedole trimestrali successive a 6,1056 euro.
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Intesa Sanpaolo: Strike a 1,68 euro; Barriera per la maxi-cedola a 0,84 euro; Barriera per le cedole trimestrali successive a 1,2096 euro.
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Unicredit: Strike a 8,05 euro; Barriera per la maxi-cedola a 4,025 euro; Barriera per le cedole trimestrali successive a 5,796 euro.
Se il Certificato non venisse estinto anticipatamente, alla data di scadenza, prevista per il 4 luglio 2025, si potranno verificare due scenari:
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Rimborso di 1.000 euro del valore nominale più l'ultimo premio trimestrale (e tutte le eventuali cedole non pagate in precedenza) se il peggiore dei sottostanti quota ad almeno il 72% del suo strike price iniziale;
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Nel caso in cui anche solo uno dei sottostanti dovesse quotare al di sotto del 72% del suo strike price iniziale, il Certificato replicherebbe linearmente l’andamento in Borsa del Worst of.
A titolo di esempio, se Generali, l'attuale Worst of, dovesse perdere il 50% del suo valore, l’investitore incasserebbe 500 euro per Certificato detenuto (1000 euro x [1-0,5]).
La valutazione dell’Ufficio Studi di Investire.biz
La presenza della maxi-cedola risulta particolarmente interessante, specie se si considera che verrà erogata prima della fine del 2020 (data di valutazione al 25 settembre 2020). Questo permetterebbe di recuperare eventuali minusvalenze presenti all’interno dello zainetto fiscale (ricordiamo che ogni perdita viene accantonata fiscalmente per quattro anni. Gli eventuali redditi diversi ottenuti all’interno di questo periodo di tempo possono essere incassati al lordo, senza essere soggetti alla tassazione del 26%).
A favore di questo Certificato anche l’estesa durata temporale del Certificato permette di ridurre il rischio di non incassare i premi. La presenza dell’Effetto Memoria e della Clausola Autocallable permettono di avere una posizione di favore nell’eventualità in cui si verifichi un marcato rialzo dei mercati azionari nei prossimi mesi.
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