La Fase 2 dell’emergenza Coronavirus è ufficialmente iniziata in Italia lo scorso 4 maggio. Questo step permette al tessuto imprenditoriale del Belpaese di riaccendere il motore dopo lo stop forzato dovuto al lockdown. L’impatto economico, così come testimoniato anche dalla lettura preliminare del PIL italiano riferito al primo trimestre e delle numerose previsioni delle banche centrali, agenzie di rating e istituzioni, è stato senza dubbio drammatico e si ripercuoterà presumibilmente anche sui risultati del secondo trimestre.
La Borsa tuttavia sappiamo che viaggia sempre con 12 mesi di vantaggio sulla vita reale e salvo nuovi blocchi dovuti a una seconda ondata di contagio da Coronavirus lo scenario peggiore sembra già incorporato nei prezzi di mercato. La caduta delle quotazioni avvenuta tra fine febbraio e metà marzo è stata molto profonda e nonostante il recupero delle ultime settimane molti titoli sembrano mantenere ancora una valutazione congrua.
Parlando di Italia, il rischio recessivo causato dalla pandemia potrebbe portare a nuovi tagli del merito creditizio del Paese dopo quello a sorpresa di Fitch. Rispetto al passato tuttavia, quest’evenienza appare meno traumatica. Fondamentale in questo senso il sostegno offerto dalla BCE, con l’Eurotower che grazie alle nuove norme e al piano PEPP è in grado di arginare la pressione sui nostri titoli di Stato e in generale sul rischio Paese. Il ruolo della Banca Centrale Europea, così come quello della FED e degli altri istituti centrali di riferimento, consente inoltre di calmierare i tassi di interesse richiesti dal mercato dei bond. Un minor ritorno da parte della componente obbligazionaria è dunque un fattore di sostegno a quelle asset class legate al mercato azionario.
L’insieme di questi elementi ci ha così portato a porre l’attenzione su un Investment Certificate che ha con sottostanti quattro delle principali società che compongono il FTSE Mib. Si tratta del Phoenix Worst Of Certificate su Generali, Enel, ENI e Intesa Sanpaolo emesso da Citigroup con codice ISIN XS1575032781.
Caratteristiche del Phoenix Worst Of Certificate di Citigroup sulle azioni italiane
Il Certificato è stato portato sul mercato lo scorso 4 marzo e ha dunque nella sua data di emissione il primo punto di forza: in quel periodo la discesa dei corsi di Piazza Affari era già iniziata e lo strike dei quattro sottostanti è dunque avvenuto a prezzi nettamente inferiori rispetto a quelli di poche settimane prima. Nello specifico il prezzo di rilevazione iniziale è di 15,98 euro per Generali, 7,64 euro per Enel, 11,118 euro per ENI e 2,1365 euro per Intesa Sanpaolo.
La struttura del Certificato prevede il pagamento di un premio mensile dello 0,5% rispetto al valore nominale di emissione di 1.000 euro. I detentori del Certificate hanno già incassato le prime due cedole e il prossimo 4 giugno è in calendario la terza data di rilevazione. Per ottenere il pagamento del premio, Citigroup ha posto come condizione che in ognuna delle date di rilevazione intermedia previste su base mensile fino alla scadenza del Certificate il 12 settembre 2022 il peggiore dei quattro sottostanti valga almeno il 60% dello strike price.
Le vicissitudini del petrolio di questi mesi per il momento rendono ENI Worst Of. Il Phoenix Certificate pagherà i premi mensili se le azioni del Cane a sei zampe dovessero valere almeno 6,6708 euro. Qualora il peggiore dei sottostanti dovesse valere meno del 60% dello strike price, il Certificate non pagherebbe alcun premio.
Le cedole eventualmente non incassate non sarebbero tuttavia perse definitivamente. Il Certificato gode dell’opzione memoria. Se a una data di rilevazione successiva la condizione per il pagamento dovesse essere valida, l’investitore otterrebbe sia il premio previsto per quel mese che quelli eventualmente in incassati in precedenza.
Dalla data di rilevazione del 4 settembre 2020 in avanti il Certificate potrà inoltre scadere anticipatamente, pagando il premio previsto e rimborsando il valore nominale di 1.000 euro per ogni Certificato detenuto in portafoglio. Per attivare l’opzione autocall il Wost of delle quattro azioni dovrà quotare almeno il livello di strike price. Se il Phoenix Worst Of Certificate di Citigroup arrivasse alla scadenza naturale del settembre 2022, l’investitore si vedrebbe rimborsato l’intero valore nominale del prodotto a condizione che il peggiore dei sottostanti valga almeno il 60% dello strike price iniziale.
Se il peggiore dei quattro titoli che compongono il basket dovesse valere meno di tale soglia, l’investitore si vedrebbe restituito un ammontare pari alla perdita maturata dal sottostante dalla data di strike. Se ad esempio ENI dovesse perdere il 50% del suo valore, passando così da 11,118 euro a 5,559 euro, all’investitore verrebbero corrisposti 500 euro per Certificate posseduto (1.000X0,5).
Giudizio dell’Ufficio Studi di Investire.biz
Perché questo Certificate ha attirato la nostra attenzione? Perché la struttura è molto semplice e permette di incassare un premio su base mensile che fornisce un rendimento annuo fino al 6%. Vi è inoltre la bontà dei sottostanti che compongono il basket e la consapevolezza che lo strike è avvenuto in un momento favorevole. Se la discesa dei prezzi ha allontanato i valori dei sottostanti da quelli di poche settimane prima, la volatilità di quel periodo ha consentito al Certificate di aver maggiori elementi favorevoli in ottica di rendimento della struttura.
La profondità della Barriera è un altro fattore di interesse. Solo ENI, e solo per qualche giorno in corrispondenza dei minimi di metà marzo, ha visto scivolare le quotazioni sotto il 60% dello strike price. Non va peraltro dimenticato che la Barriera è di tipo europeo e quindi entra in gioco solo alla scadenza del Certificate. Vedendo le sfide economiche poste in essere dal Coronavirus, difficilmente questo Phoenix Certificate scadrà anticipatamente.
Il poter incassare dei premi su base mensile è un elemento che tuttavia smussa il rischio di non ricevere il dividendo, scelta che più di una società a Piazza Affari è già stata costretta a fare. Il fattore che attrae maggiormente tra tutti quelli finora menzionato è tuttavia il prezzo cui scambia su Cert-X: il prezzo odierno di denaro/lettera è di 738,46/748,46 euro.
In caso di pagamento di tutte le 28 cedole mensili previste da ora alla scadenza di settembre 2022, l’investitore otterrebbe un ritorno del 18,70% invece del 14% calcolato sul prezzo di emissione. Soprattutto si metterebbe nella condizione di ottenere un extra-rendimento di ben il 33,61% se tutti e quattro i sottostanti a scadenza dovessero valere almeno il 60% dello strike price rilevato lo scorso marzo.
DISCLAIMER
I certificati sono strumenti finanziari ad elevata complessità e potrebbero non essere adatti a tutti gli investitori. Prima di acquistare questi prodotti valutare attentamente i rischi e leggere la documentazione dell’emittente. Il presente articolo non costituisce sollecitazione né consiglio all’investimento, ma ha solo finalità informative.