I titoli del settore bancario sono attentamente monitorati a Piazza Affari dopo il via libera sui dividendi ormai quasi definitivo. L'allentamento dei vincoli che hanno frenato la distribuzione delle cedole in Europa verrà infatti confermato, come si evince dalle recenti parole dei componenti della BCE.
La numero uno dell’Eurotower, Christine Lagarde, ha ricordato che "se le condizioni dell'economia e del settore finanziario non si deterioreranno, la nostra raccomandazione sulla restrizione delle distribuzioni durante la pandemia potrebbe scadere alla fine di settembre 2021”.
In assenza di sviluppi negativi si prevede quindi di abrogare la raccomandazione sui dividendi, i quali torneranno a essere staccati da ottobre in avanti. Anche Andrea Enria, Responsabile della vigilanza bancaria BCE, nel corso di un’audizione all’Europarlamento ha anticipato quale sarà la decisione che la Banca centrale europea prenderà nel corso della riunione in agenda il 23 luglio, che nel terzo trimestre potranno tornare a distribuire cedole e a programmare piani di buyback.
“In assenza di sviluppi negativi, prevediamo di abrogare la nostra raccomandazione a partire dalla fine del terzo trimestre del 2021 e di tornare a rivedere i dividendi e il riacquisto di azioni proprie come parte del nostro normale processo di vigilanza, sulla base di un’attenta valutazione previsionale della pianificazione patrimoniale individuale di ciascuna banca”, ha affermato Enria.
Dopo lo stop imposto l’anno scorso sugli utili del 2019 e le stringenti restrizioni stabilite per la stagione dei dividendi 2021 iniziata lo scorso aprile, gli istituti di credito più solidi torneranno quindi a remunerare gli azionisti.
Le regole attualmente in vigore raccomandano agli istituti di credito di distribuire dividendi fino a un massimo del 15% degli utili cumulati tra il 2019 e il 2020. Inoltre, non può essere superata la soglia dei 20 punti base di capitale CET1.
Tra le big cap di Piazza Affari, in evidenza vi è sicuramente l’istituto guidato dall’Amministratore Delegato Carlo Messina, Intesa Sanpaolo, che dopo la cedola da 0,0357 euro per azione staccata lo scorso 24 maggio, ha comunicato l’intenzione di realizzare una distribuzione cash da riserve per 0,10 euro per azione, con un rendimento del 5% a valere sugli utili 2020 (clicca qui per conoscere tutti i dividendi di Borsa Italiana).
Oltre a questo, si dovrebbe inoltre aggiungere, sugli utili 2021, un ulteriore dividendo con un pay-out pari al 70% dell’utile netto (una parte di questa cedola sarà distribuita entro la fine dell’anno sotto forma di acconto).
Gli analisti di Citi si aspettano un total yield da cedola e buyback azionario del 6% e dell’8% annuo nel 2021-2022 per le banche europee, con ritorni più alti per Nordea, BBVA e Intesa Sanpaolo. Inoltre, il payout ratio degli istituti di credito dell’Eurozona dovrebbe raggiungere il 55-60% che porterebbe a una distribuzione di 64 miliardi di dividendi nel 2021 e di 52 miliardi nel 2022.
Equita SIM in attesa del 23 luglio ha alzato il peso su alcune quotate italiane tra cui Intesa Sanpaolo, nonostante i timori all’orizzonte per la variante Delta che potrebbe creare problemi in autunno. La SIM milanese ha aumentato il peso del gruppo bancario di 50 punti base in vista della comunicazione ufficiale della BCE e dei risultati degli stress test dell’Autorità bancaria europea (EBA).
Ad attirare la nostra attenzione è stato quindi il certificato Recovery Top Bonus di Société Générale con ISIN DE000SF0NUB1 che ha come sottostante proprio Intesa Sanpaolo. Vediamo cosa dice l’analisi tecnica sulla blue chip del settore bancario italiano.
Azioni Intesa Sanpaolo: l’analisi tecnica
Il quadro tecnico di Intesa Sanpaolo appare costruttivo nel medio periodo. I corsi dai minimi registrati a fine ottobre 2020 hanno infatti dato vita ad una tendenza rialzista, come si può notare dal pattern di massimi e minimi crescenti tuttora in essere sul time frame settimanale.
Al momento le quotazioni hanno dato un primo segnale di cedimento della struttura tecnica con la violazione della trendline ascendente che conta il minimo precedentemente menzionato e quello segnato a gennaio 2021, ora transitante a 2,4985 euro per azione.
Nonostante ciò, i compratori conservano il vantaggio mentre le quotazioni rimangono al di sopra del supporto orizzontale a 2,1980 euro, livello al quale eventuali segnali di forza potrebbero essere implementati in ottica rialzista di medio periodo.
In tal senso, l’obiettivo dei compratori potrebbe essere collocato presso la prossima area di concentrazione di offerta a 2,63 euro, dove transitano sia la resistenza statica che conta il massimo registrato prima del sell-off che ha seguito lo scoppio della pandemia di Covid-19 sia il livello di natura dinamica che conta i massimi di luglio 2015 e di febbraio, aprile e maggio 2018.
Investire su Intesa Sanpaolo con i Certificati
La situazione descritta sinora sulle azioni Intesa Sanpaolo è particolarmente interessante se si guarda al Certificato Recovery TOP Bonus di Société Générale con ISIN DE000SF0NUB1. Questo prodotto è quotato dal 25 maggio 2021 sul mercato SeDeX di Borsa Italiana ad un prezzo di emissione di 88,5190 euro.
Questo strumento consente agli investitori di ricevere un rimborso a scadenza di 100 euro lordi a patto che alla data di valutazione finale fissata al prossimo 16 giugno 2022 (quasi 12 mesi) la quotazione di Intesa Sanpaolo sia superiore a quella della Barriera, fissata a 1,80 euro, il 75,31% dello Strike Iniziale.
Per questo motivo, eventuali leggeri ribassi del titolo Intesa Sanpaolo non sarebbero un evento totalmente negativo, in quanto farebbero scendere il potenziale prezzo di acquisto del Certificate incrementando di conseguenza il rendimento potenziale a scadenza e lo spazio per un recupero più sostenuto delle quotazioni.
Al momento della scrittura il Certificato quota ad un prezzo ask di 90 euro (guadagno lordo potenziale del 11,11%), mentre Intesa Sanpaolo quota circa il 30% sopra la Barriera. Lo scenario negativo prevede invece che alla data di valutazione finale le quotazioni di Intesa Sanpaolo siano pari o inferiori a 1,80 euro: il Certificato inizierà a replicare la performance negativa del sottostante calcolata rispetto allo Strike e moltiplicata per l’Importo di Calcolo di 88,5190 euro per certificato. Questo causerà una perdita sul capitale investito.
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