Va in archivio un 2022 decisamente negativo per le criptovalute tra cali nelle quotazioni, fallimenti e scandali. Il ribasso superiore al 60% ha dimostrato che il Bitcoin non è capace di decorrelare i mercati azionari, di essere un hedge contro la recessione e l’inflazione. Perdente nei confronti dell’oro. Perdente nei confronti del dollaro americano, quella che doveva essere la valuta che il Bitcoin avrebbe l’ambizione di sostituire.
Il 2022 ha rappresentato il terzo anno negativo dell’ultima decade. E come sempre è successo la negatività di BTC si è trascinata dietro tutto il resto. Ethereum ha perso il 67%, Litecoin il 55%, solo Monero ha “limitato” i danni con un -35%.
Cominciamo così questo 2023 cercando di capire le prospettive di alcune di queste criptovalute zavorrate da scandali e fallimenti (come quello di FTX), ma anche di un generale clima di disillusione e sfiducia che pervade la mente degli investitori. Servirà del tempo per riparare le crepe di fiducia.
Cominciamo dal Bitcoin
La criptovaluta più capitalizzata al mondo staziona ormai da mesi in area 16-17 mila dollari. La volatilità si è appiattita da tempo, quasi a livello di stablecoin. Nel mese di dicembre tra massimo e minimo ci sono stati appena 2.000 dollari di differenza, un valore estremamente basso. Il prezzo rimane confinato in prossimità di quelli che furono i massimi toccati all’apice della bolla speculativa del 2017 e questo rende il livello particolarmente importante e tosto da abbattere. Quello che però interessa a chi va lungo di Bitcoin è capire se e quando il trend rialzista si riprenderà. Sotto questo punto di vista non ci sono grandi dubbi circa il fatto che la media mobile a 100 giorni fa da primo interessante test al riguardo. In primavera, estate e novembre 2022 questo livello dinamico ha sempre arginato le velleità del Bitcoin e anche stavolta considero questa soglia fondamentale per il futuro. Quindi è 18.500 dollari che dobbiamo guardare per cominciare a ragionare su strategie lunghe nel 2023. Prima di allora è solo bear market.
Ethereum da luglio si muove poco sopra i 1.000 dollari. Nel 2022 ci sono stati importanti cambiamenti nella gestione del protocollo. Anche qui poco movimento con prezzi che nell’ultimo mese non hanno mai superato quota 1.300. Facile individuare la resistenza critica posizionata attorno ai 1.600 dollari per ETH sempre con l’ausilio delle medie mobili.
Per entrambe queste criptovaluta la sensazione è quella di una fase di riflessione necessaria per comprendere l’evoluzione normativa a livello globale. A questo si aggiunge anche la fine della spinta propulsiva nell’emissione di ETF o strumenti di investimento che aveva caratterizzato la prima parte del 2022.
Nell’indifferenza si fanno gli affari migliori e sicuramente le perdite dell’anno appena concluso sono state una importante generatore di pessimismo attorno al criptomondo. Destinato a restare, ma con ambizioni decisamente ridimensionate.
Serve qualche cosa che possa far tornare l’ottimismo. Al momento si fatica ad individuare il market mover. Ma si sa i mercati stupiscono e reagiscono alle notizie inattese. Per ora quelle negative sono già incorporate nei prezzi. Aspettiamo quelle positive e soprattutto il segnale dei prezzi. Segnale che ancora non c’è.