Se qualcuno a dicembre 2021 avesse anticipato cosa sarebbe accaduto quest'anno nel mondo delle criptovalute, in pochi avrebbero gli creduto. Nel settore è successo di tutto: stablecoin implose, token dissolti e società fallite. E pensare che non erano in pochi a sostenere, in virtù dello strepitoso rally iniziato con la pandemia, che alcune monete virtuali come il Bitcoin potessero sostituirsi all'oro nel ruolo di bene rifugio, sia come copertura dall'inflazione che per proteggersi dalle tempeste di mercato.
Alla luce di quanto accaduto, tale teoria oggi appare quantomeno stravagante. Del resto, già da subito un tale assunto strideva con l'alta volatilità che caratterizza le valute digitali. Ma vediamo quali sono stati i fatti salienti che hanno determinato questo 2022 e cosa gli investitori potranno aspettarsi per l'anno che sta per arrivare.
Criptovalute: la tempesta perfetta
Già nei primi mesi del 2022 le criptovalute avevano invertito rotta dai massimi storici di novembre dell'anno prima, quando il Bitcoin aveva raggiunto una quotazione di 68.990 dollari. L'aumento dei tassi d'interesse da parte delle Banche centrali e l'incertezza determinata dall'elevata inflazione e dalla guerra Russia-Ucraina hanno allontanato gli investitori dalle attività maggiormente legate alla propensione al rischio, tra cui figuravano ovviamente le criptovalute. Da lì è nata una correlazione molto forte tra il mercato azionario e quello crittografico, che si è allentata solamente negli ultimi mesi.
A far deflagrare però l'industria delle valute digitali è stata l'implosione della stablecoin TerraUSD e del token correlato LUNA. Il progetto di Terraform Labs si basava su una stablecoin algoritmica, dove la parità con il dollaro USA veniva mantenuta non attraverso attività in contanti o titoli di Stato, ma per mezzo di un algoritmo che implicava la creazione o la distruzione del token LUNA. Il sistema è saltato quando questo meccanismo è risultato insufficiente e inadeguato a sostenere il calo delle quotazioni delle criptovalute. Il valore di TerraUSD e LUNA si è rapidamente dissolto e sul mercato sono emerse enormi incertezze riguardo l'affidabilità delle stablecoin, diversamente da come si era sempre creduto.
Il terremoto innescato dal fallimento del progetto ha contagiato anche la stablecoin numero uno, ossia Tether, che per pochi giorni ha perso l'ancoraggio con il dollaro americano. Tuttavia, nell'arco di pochi giorni vi è stato il recupero, in quanto Tether è una stablecoin tradizionale, che garantisce la parità attraverso attività reali.
Il panico però si è diffuso colpendo tutte le altre cripto, che hanno perso valore con grande rapidità. Tutto ciò ha avuto effetti devastanti nell'ambito del prestito crittografico: gli investitori che avevano ricevuto token in finanziamento che non sono stati più in grado di restituirli, mettendo così in enorme difficoltà gli intermediari nei confronti dei loro clienti depositanti. Quindi, ne è scaturito il fallimento dell'importante prestatore Celsius, seguito da quello dell'exchange Voyager Digital e dell'hedge fund crittografico Three Arrows Capital.
Nel caos è emersa una nuova figura, che si è eretta a salvatore della patria: Sam Bankman-Fried, miliardario trentenne a capo dell'azienda crittografica con sede alla Bahamas, FTX. Quest'ultima aveva offerto un prestito di 460 milioni di dollari a Voyager nel tentativo di impedire il ricorso al Chapter 11 della legge fallimentare USA e aveva salvato il prestatore BlockFi con un finanziamento da 275 milioni di dollari. Alcuni avevano definito Bankman-Fried come il JP Morgan del mondo crittografico o come prestatore di ultima istanza, o ancora come cavaliere bianco.
Il peggio doveva però ancora avvenire. Il 6 di novembre, il più grande exchange del mondo Binance rivelava di voler liquidare la sua partecipazione nel token di FTX, FTT, a causa delle attività oscure da parte dell'azienda. Il valore della cripto colava a picco ed FTX per la prima volta annunciava un buco finanziario che si stimava essere di 8 miliardi di dollari. Due giorni dopo Binance stringeva un accordo non vincolante con FTX, offrendosi di salvarlo, dopo una due diligence lampo. I colpi di scena non erano però finiti. Il giorno dopo il suo proprietario, Changpeng Zhau annunciava di ritirarsi dall'affare perché le attività commerciali di FTX legate al prestatore Alameda che controllava risultavano molto poco chiare. La situazione esplodeva, con FTT che perdeva quasi completamente valore e l'azienda di Bankman-Fried che saltava per aria. A FTX non rimaneva che presentare istanza di fallimento ricorrendo al Chapter 11.
Intanto il Bitcoin precipitava a 15.500 dollari, perdendo oltre tre quarti del proprio valore dal picco del 2021. Il mondo delle criptovalute temeva l'effetto contagio dal crash di FTX, con riflessi tellurici sulle quotazioni. Puntualmente è finito nel calderone del Chapter 11 anche BlockFi, molto esposto a FTX, mentre Genesis e Gemini hanno bloccato i prelievi da parte dei clienti.
Criptovalute: cosa succederà nel 2023?
Quanto accaduto quest'anno ha agitato talmente le acque che i Paesi di tutto il mondo hanno convenuto su un punto ormai improrogabile: la regolamentazione. Il 2023 quindi potrebbe essere l'anno in cui finalmente si giunge a questo traguardo, per evitare scenari come quelli che si sono visti nel 2022. Nel frattempo, gli esperti si prodigano a fare previsioni, in un contesto in cui la fiducia e l'ottimismo che dominavano un tempo l'animus degli investitori sembrano fortemente compromessi.
Alcuni guru della finanza come Warren Buffett, Nouriel Roubini e Michael Burry hanno sempre ritenuto le criptovalute come un asset inconsistente, pericoloso e privo di valore intrinseco, definendolo "veleno per topi", "schema Ponzi" e "madre di tutte le bolle". Recentemente tale ostracismo ha fatto presa su un numero sempre più nutrito di analisti, alcuni dei quali pensano che addirittura molto presto Bitcoin potrebbe azzerare il suo valore.
Non mancano però gli inguaribili ottimisti, che da sempre sostengono accanitamente la blockchain e ciò che ne deriva, sbandierando un risveglio delle criptovalute, una volta passata la buriana. I prezzi in teoria sarebbero allettanti e, anzi, un'occasione unica per chi in passato ha perso il treno per entrare a mercato. Stavolta però non sarà facile convincere una frotta di investitori che hanno perso gran parte del capitale investito e che in questo momento hanno i nervi tirati come le corde di un violino.