Su Meta Platforms si allunga l'ombra dell'autorità antitrust dell'Unione Europea. L'organismo regolatore contesta al gigante di Menlo Park di aver condotto esercizio lesivo per la concorrenza legando il Marketplace di Facebook al social network. Il Commissario dell'authority Margrethe Vestager ha affermato che così facendo Facebook in pratica costringe gli utenti ad "avere accesso a Facebook Marketplace". Tra l'altro, l'ente di vigilanza teme che Meta imponga condizioni commerciali che consentano di utilizzare i dati su servizi pubblicitari online dei concorrenti.
Adesso l'azienda di
Mark Zuckerberg rischia una sanzione miliardaria o di dover modificare il suo modello di business. In via preliminare, la Commissione Europea ha dichiarato che, se venissero raccolte prove sufficienti che configurino una violazione delle norme UE,
l'ammenda potrebbe arrivare fino al 10% del fatturato. Per questo, ha annunciato che avrebbe svolto ulteriori indagini. Le azioni Meta scendono dell'1,70% nelle contrattazioni prima dell'apertura di Wall Street, dopo aver terminato l'ultima seduta con un balzo del 2,82% a 119,43 dollari.
Meta: accuse UE prive di fondamento
Meta non è nuova a una pressione abbastanza intensa da parte dall'UE in considerazione del potere dominante esercitato dall'azienda. In occasione dell'acquisizione di WhatsApp, Facebook era stata multata per mancanza di informazioni corrette nella revisione della fusione. Attualmente, l'azienda è anche sottoposta a indagini da parte delle autorità regolatorie di Gran Bretagna e Germania. Mentre l'UE sta indagando su Facebook dal 2019, con un'escalation di tensioni che ha portato a diversi procedimenti.
Ciò nonostante, Bruxelles ha terminato proprio oggi l'inchiesta antitrust in cui Meta e Alphabet erano accusate di aver stipulato un patto pubblicitario soprannominato Jedi Blue. Secondo le accuse, l'accordo avrebbe dato a Facebook un vantaggio illegale nelle aste pubblicitarie di Google, in cambio della garanzia di Facebook di porre fine ai propri piani di servizi pubblicitari. Le autorità europee hanno concluso che non ci sono elementi per stabilire che l'accordo abbia danneggiato la concorrenza, mentre sulla stessa operazione ancora è in corso l'indagine delle autorità britanniche.
Ad ogni modo, quanto sta accadendo a Meta rientra in un giro di vite che i regolatori di tutto il mondo stanno eseguendo nei confronti delle big tech come Amazon, Alphabet e Microsoft, per la posizione di forza che hanno nei confronti del mercato in cui operano.
Tornando alla questione del MarketPlace di Facebook, la società ha detto che non ci sono le condizioni per accusare il gruppo di condurre una concorrenza sleale. Al riguardo, Tim Lamb, responsabile della concorrenza EMEA di Meta, ha dichiarato che "le affermazioni fatte dalla Commissione Europea sono prive di fondamento", assicurando però che la società continuerà a lavorare con il regolatore per dimostrare che questa innovazione di prodotto contestata da Bruxelles è a favore del consumatore e della competizione.