L'EUR/USD staziona a 1,0760, segnando un incremento dello 0,5% da inizio anno. Il cambio si è ripreso energicamente dal grande ribasso del 2022 che nel mese di settembre lo aveva spinto a un minimo di 0,96. Grazie al rallentamento dell'inflazione statunitense, che ha determinato una stretta meno aggressiva sui tassi d'interesse da parte della
Federal Reserve, d
a allora il guadagno è stato di circa l'11%. La minore forza del dollaro statunitense è stata accompagnata da una risalita dell'euro, in quanto la
Banca Centrale Europea ha mostrato una certa intransigenza di fronte ad un carovita che si è mantenuto alto in Europa.
Adesso il mercato sta scontando una divergenza nella politica monetaria delle due Banche centrali. Gli Stati Uniti sono alle prese con una pericolosa crisi bancaria; pertanto, la Fed deve limitare il suo campo di azione nella lotta contro l'aumento dei prezzi. L'Europa è per il momento più al riparo da una perdita di stabilità del sistema finanziario: la BCE ha più volte raassicurato gli investitori che le banche europee non saranno intaccate dal fallimento di Credit Suisse.
Di conseguenza, il governatore
Christine Lagarde ha promesso battaglia all'inflazione ribadendo la
"non negoziabilità e la mancanza di compromessi" sull'obiettivo del 2%. Gli ultimi aumenti dei tassi d'interesse ne sono una testimonianza: la Fed ha effettuato una stretta di 25 punti base, la BCE dello 0,50%.
EUR/USD: perché arriverà a 1,10
La discrepanza di politica monetaria tra le due autorità monetarie ha spinto alcune grandi banche internazionali a rivalutare la view sui prossimi mesi dell'EUR/USD. Secondo Citigroup, Société Générale e Deutsche Bank, l'aggressività di Lagarde sul fronte inflazionistico rappresenta un elemento positivo che potrebbe portare il Fiber fino a 1,10 entro la fine del secondo trimestre.
"Una Fed accomodante, una BCE sottovalutata e una forte dinamica delle partite correnti dell'area dell'euro indicano guadagni generalizzati in euro. Il rialzo dell'EUR/USD è l'espressione più semplice e pura di queste forze di mercato", hanno scritto in una nota gli analisti di Citi. In particolare, secondo Vasileios Gkionakis, responsabile della strategia G10 EMEA, 1,10 è un livello fondamentale, in quanto "una volta violato, la leva finanziaria ed i conti aziendali finiranno per alimentare il movimento rialzista".
Della stessa opinione è Van Luu, responsabile globale delle valute di Russell Investments, secondo cui è possibile che la Fed fermi il ciclo di inasprimento qualche mese prima della BCE. "Ci aspettiamo di aumentare la nostra posizione lunga sull'euro nei prossimi uno o due mesi sulla base di un trend più positivo e di un calo dei differenziali di rendimento obbligazionari rispetto agli Stati Uniti".
Kim Hutchinson, gestore di portafoglio dei tassi presso JPMorgan Asset Management, teme il rialzo dei tassi in Europa e per questo preferisce detenere titoli di Stato USA rispetto a quelli tedeschi. "La BCE probabilmente ci ha dato il messaggio più aggressivo tra le Banche centrali", ha detto.
Un aspetto da considerare è che la maggiore aggressività dell'Eurotower sia determinata dal fatto che ha iniziato ad alzare i tassi d'interesse quattro mesi dopo rispetto alla Fed e inoltre ha il peso di prezzi energetici più alti da affrontare. Questo però potrebbe riflettersi in segnali significativi di tensione a livello economico, secondo Daniel Morris, Chief market strategist di BNP Paribas Asset Management. "Se hai bisogno di una recessione negli Stati Uniti per far scendere l'inflazione, perché non anche in Europa?", ha affermato l'esperto.