La Russia in questo periodo è accerchiata non solo dai Paesi occidentali ma anche da quegli Stati recalcitranti a una guerra che finisce per danneggiare tutti. E uno dei punti in cui viene colpita riguarda ciò che alimenta le tecnologie militari: i semiconduttori. Gli Stati Uniti hanno affermato che cercheranno di isolare la Russia dai chip e da tutte le tecnologie avanzate utili per le industrie militari, biotecnologiche e aerospaziali.
Il messaggio è stato colto pienamente da Giappone, Taiwan e Corea del Sud, grandi produttori di chip, che si sono messi dalla parte degli USA e che quindi non riforniranno l'esercito russo. Anche l'Unione Europea è sul piede di guerra sul fronte dei semiconduttori e dell'alta tecnologia nei confronti del popolo guidato da Vladmir Putin, stando a ciò che ha affermato la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen.
Più controverso invece potrebbe essere il comportamento della Cina. La principale società di chip cinesi è Semiconductor Manufacturing International Corp., che ha sede a Shangai. Sebbene la SMIC non abbia semiconduttori avanzati come quelli di Taiwan Semiconductor Manufacturing, in realtà produce chip che sono abbastanza sofisticati per essere usarti nelle applicazioni militari.
Bisognerà vedere se l'azienda cinese seguirà le orme degli altri Paesi e boicotterà un Paese che potrebbe essere un potenziale alleato. Sì, perché in questo clima che si è generato non è escluso che Cina e Russia collaborino più intensamente in versione anti occidentale per un interesse comune. Nel contempo, c'è da dire che SMIC utilizza tecnologia americana prodotta da Applied Materials e le regole imposte dagli Stati Uniti valgono per tutti i Paesi che usano i loro software situati in ogni parte del mondo.
Sanzioni sui chip: le conseguenze per Russia e produttori
Quale sarà realmente l'impatto che una stretta mondiale sui chip avrà sull'economia russa? Mosca non è un grande consumatore di semiconduttori, dal momento che i suoi acquisti costituiscono circa lo 0,1% del totale a livello mondiale.
Tuttavia, le aziende locali nel campo delle automobili, delle applicazioni industriali e dei sensori sono strettamente legate ai chip provenienti da altre parti del mondo, compresa l'Unione Europea. Questo quindi sicuramente avrà una risonanza sul tessuto produttivo del Paese.Ad esempio la casa automobilistica russa Avtovaz ha già comunicato di essere alla ricerca di fonti alternative di approvvigionamento.
Tali provvedimenti però potrebbero incidere negativamente sulle aziende internazionali che commerciano con la Russia, perché si vedrebbero ridotta la domanda complessiva. In verità, i produttori di chip europei non sembrano molto allarmati. Ad esempio, Bosch ha riferito di attenersi a qualsiasi disposizione venga fornita, mentre l'olandese NXP non prevede alcun impatto significativo sulla sua attività. Anche il fornitore di chip tedesco X-Fab si è detto tranquillo che l'impatto sarebbe piccolo per l'azienda, per via dell'enorme domanda di chip che vi è nel mercato.