- Parte oggi il primo incontro della Consiglio Europeo per decidere il destino del Recovery Fund
- Il gruppo degli intransigenti conferma le sue richieste di tagli e condizionalità
- Prossimo appuntamento: luglio con la presidenza tedesca
Oggi ci sarà la prima seduta al Consiglio Europeo per decidere l’approvazione del Recovery Fund. Una seduta ricca di incognite. La prima delle quali riguarda, paradossalmente, proprio il Recovery Fund stesso.
La frattura dell’Ue
Infatti il progetto di base sul quale si lavora è quello proposto dai vertici del Consiglio Europeo. In pratica: finanziamenti da 750 mld divisi tra 500 milioni sotto forma di sovvenzioni, quindi a fondo perduto, e 250 come finanziamenti, ovvero da restituire. Ed è qui che la macchina organizzativa rischia di bloccarsi. Infatti di fronte alla prospettiva di dare soldi senza ritorni di nessun tipo, molti componenti dell'Unione hanno storto il naso. E protestato. Tra questi, l’Olanda in primis, che ha chiesto di rivedere i termini.
Più speranze per la seduta di luglio
O si decide di formulare diversamente la divisione dei finanziamenti oppure, di fronte ad importanti impegni economici, i paesi destinatari (Italia e Spagna in testa) dovranno assumersi l’incarico di portare a termine riforme radicali del sistema. Le stesse che da tempo, tra l’altro, l’Europa ci accusa di non fare. In realtà, però, la seduta odierna, a differenza di quello che si potrebbe pensare, non sarà decisiva. Infatti, con ogni probabilità, viste le fratture interne all’Ue, molto più probabilmente si deciderà di rimandare il tutto a luglio. Con un duplice vantaggio.
Un nuovo accordo in vista?
Il primo, senza dubbio, è quello di ottenere più tempo per riuscire a trovare un accordo anche solo di massima. Il secondo è che a luglio la Commissione Ue sarà sotto la presidenza tedesca, presidenza favorevole al progetto originario. Una possibilità di riuscire a smuovere le posizioni granitiche di chi oltre all’Olanda, ovvero Austria, Danimarca e Svezia chiede la revisione del progetto. Una revisione che, stando ad indiscrezioni, potrebbe già essere in fase di elaborazione. Nello specifico si parla di condizioni più rigide per avere l’accesso ai fondi e un taglio della fetta maggiore dei finanziamenti per l’Italia (170 miliardi ad oggi previsti)