- Sell-off diffuso sui mercati azionari italiani dopo i dati raccapriccianti sulla produzione industriale;
- Philip Lane torna sulle previsioni BCE sul PIL nostrano e vede un vantaggio nell'appartenenza all'UE per la ripresa;
- Goldman Sachs vede la Germania come ruolo chiave per una maggiore cooperazione tra gli Stati UE, il che avvantaggia l'Italia.
Piazza Affari tempestata dalle vendite. Il listino milanese lascia per strada il 3,88% nella giornata di oggi, mentre lo spread BTP/Bund tedeschi si riduce a 184 punti base dopo essere risalito velocemente fino a 190. L'umore degli investitori si è tutto girato in negativo in questi ultimi tre giorni dopo tre settimane di continui acquisti.
Ieri sera è arrivata la stoccata della FED e stamane a peggiorare il sentiment degli operatori i dati negativi sulla produzione industriale diffusi dall'ISTAT. Nel mese di aprile le imprese italiane hanno visto un calo del fatturato del 19,1% rispetto a marzo e del 42,5% in confronto ad aprile 2019. Numeri desolanti per quanto in buona parte attesi, che danno risalto alle previsioni tetre della BCE sul PIL del Belpaese per il 2020. A tal proposito, in un'intervista il capoeconomista dell'Eurotower, Philip Lane, ha ribadito il concetto che le proiezioni sono al di sotto della media europea. Il fatto di far parte dell'Unione migliora la capacità di risposta ai danni causati dalla pandemia.
Goldman Sachs: perché investire nel nostro Paese
Nonostante la situazione non sia delle migliori, Goldman Sachs, durante il dibattito svoltosi per la 24° European Financials Conference, trova nella piazza finanziaria italiana delle opportunità di acquisto. La banca d'affari americana prende spunto dall'intervento di due personaggi illustri: Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea dal 2004 al 2014; e Mario Monti Presidente del Consiglio italiano dal 2011 al 2013. Quindi elenca tre ragioni per cui varrebbe la pena investire in Italia:
- La prima ragione riguarda la mancanza di responsabilità oggettiva per il fenomeno Covid, il che evita conflitti in seno all'UE dal punto di vista del comportamento fiscale. E ciò per il tricolore rappresenta un fattore di estrema importanza in quanto favorisce la non belligeranza di Berlino, che guida tutta la squadra e senza le cui decisioni tutto rimane fermo. Dieci anni fa sarebbe stato inimmaginabile vedere la Merkel schierata a fianco del Governo italiano; oggi invece, anche se non si è arrivati al punto di creare un debito federale come negli Stati Uniti, si è verificato un cambio di passo notevole.
- La seconda ragione sta nel grande progetto europeo presentato da Ursula Von der Leyen che si basa principalmente sul Recovery Fund da 750 miliardi e che vede soprattutto l'appoggio dei leader dell'Eurozona, Francia e Germania. Questo indubbiamente sarebbe un toccasana per l'Italia, qualora venisse approvato dai 27 Paesi UE. Il nostro Paese infatti è quello che usufruirebbe dei fondi in maggiore misura essendo il più colpito dalla pandemia e la cosa ha una rilevanza enorme in termini di contrazione dei costi e del debito. Rimane l'opposizione dei quattro Paesi frugali che si sono messi di traverso. Ma se si conta che l'Italia partecipa per il 18% del PIL dell'Eurozona e che i Paesi con maggiore peso specifico sono tutti dalla sua parte, alla fine un compromesso verrà trovato anche di fronte alla tracotanza di Olanda e Austria su tutti.
- La terza ragione verte sul ruolo cruciale della BCE. Francoforte si sta comportando in autonomia con interventi mirati e tempestivi. Christine Lagarde ha seguito il sentiero tracciato dal suo predecessore, Mario Draghi; però, complice la situazione di emergenza, ha un sostegno ancora più forte da parte dell'Eurogruppo. Per l'Italia la presenza di una Banca Centrale sempre presente sul mercato dei titoli di Stato è decisiva per poter spendere a deficit per l'emergenza azzerando in sostanza il costo del debito. Finora la BCE da sola ha comprato 40 miliardi di BTP con il PEPP e oggi detiene complessivamente il 17% del debito pubblico italiano.