Sulle case automobilistiche è piombata una previsione allarmante: la carenza di chip affosserà il fatturato globale del 2021 di 210 miliardi per un costo che supererà il 90%. A pronunciarsi è AlixPartners, società di consulenza nel settore dell'automotive. Per bocca del suo Amministratore Delegato, Dan Hearsch, l'azienda ritiene che in futuro le vendite ne risentiranno in quanto non ci sarà più abbastanza inventario da cui attingere.
Per la precisione, le stime saranno di 7,7 milioni di veicoli immessi sul mercato in meno quest'anno, in pratica il doppio rispetto ai 3,9 milioni precedentemente previsti. Anche riguardo il costo che graverà sul settore vi è stato quest'anno un crescendo nelle stime. All'inizio dell'anno AlixPartners aveva valutato un danno complessivo di 61 miliardi di dollari, che poi aveva portato a 110 miliardi nel mese di maggio, fino quasi al raddoppio nella previsione attuale.
Hearsch non ha escluso che ci possano essere adeguamenti al rialzo in futuro, per via del fatto che il settore sta vivendo una fase critica e colma di incertezze, con una situazione sul fronte dell'offerta dei semiconduttori che non migliora e che potrebbe durare fino al 2022 o addirittura al 2023. Le incertezze comunque riguardano anche ciò che sta succedendo sul fronte delle materie prime dove gli alti prezzi dell'acciaio e della resina plastica hanno contribuito a far lievitare i costi riducendo la produzione.
Carenza chip: bloccata produzione auto
I produttori di auto già da tempo avvertono questo problema e negli ultimi tempi sono estremamente preoccupati per i guadagni del terzo trimestre. L'ultimo in ordine temporale ha riguardato l'unità di camion Traton SE di Volkswagen, che ha annunciato pesanti ripercussioni sulle vendite di settembre per tutti i suoi brand: MAN, Scania, Volkswagen e l'ultima arrivata Navistar.
Il Sud-Est asiatico è stato decisivo sulla carenza di approvvigionamento dei semiconduttori, a causa del dilagare del virus Covid-19 che ha imposto la chiusura delle fabbriche. Adesso bisognerà attendere 21 settimane per poter soddisfare gli ordini e questo crea un ingorgo molto serio in tutta l'industria automobilistica. Quest'ultima sta impegnando contratti più lunghi per bloccare le forniture, acquistando addirittura con 40 o 50 settimane in anticipo.
Le conseguenze di tutto ciò si riflettono sui prezzi delle auto che stanno crescendo a dismisura. Inoltre, alcuni concessionari stanno ricorrendo al noleggio per mettere in esposizione un numero sufficiente di veicoli, vista la scarsità produttiva.
Il problema è molto sentito nei piani alti del Governo statunitense. Al riguardo presso la Casa Bianca si terrà un incontro virtuale con i rappresentanti di società come Intel Corp., Samsung, General Motors e Ford per pianificare una strategia di coordinamento tra produttori e consumatori di chip. Il meeting sarà coordinato dal Segretario al Commercio degli Stati Uniti Gina M. Raimondo e dal Direttore del Consiglio Economico Nazionale Brian Deese.
Chip shortage: dall'Europa una soluzione
Una speranza che la situazione possa sbloccarsi arriva anche dall'Unione Europea, con la presentazione da parte della Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, dello European Chips Act. Questa legge costituisce un piano per unire la capacità di ricerca, progettazione e sperimentazione delle aziende del settore in tutto il mondo, coordinare gli investimenti in Europa e sviluppare nuovi mercati.
Ancora l'atto è in una fase di stallo perché comunque la fornitura di chip è maggiormente concentrata in Asia da cui l'Europa dipende. La situazione pandemica in quella Regione purtroppo ancora non dà garanzie perché si acceleri nell'approvazione della legge.