Dopo lo strabiliante +131% annuo messo a segno a febbraio, quando è stato raggiunto il massimo storico di 3 miliardi di euro in 30 giorni, nel mese di marzo le esportazioni italiane in Cina hanno evidenziato un nuovo balzo crescendo di oltre 26 punti percentuali. Nonostante il nostro Paese, come il resto del mondo, accolga con grande favore del ritorno a pieno regime di un’economia cinese per troppo tempo bloccata dalle restrizioni Covid, questi incrementi hanno spinto più di un commentatore a paventare l’ipotesi che il boom fosse legato alle sanzioni alla Russia, che tramite Pechino starebbe acquistando prodotti italiani.
A fare chiarezza ci ha pensato Robin Brooks, capo economista dell’ IIF (Istituto finanziario internazionale): l’esperto ha rilevato che il grande successo del made in Italy nel Dragone è quasi esclusivamente appannaggio di un settore, quello farmaceutico.
A spingere l’export italiano è un farmaco, l’Udca
Il balzo registrato dalle esportazioni italiane in Cina, ha rilevato l’esperto, è stato innescato dalle vendite di un farmaco generico per curare il fegato, l’Udca. Ovviamente in Cina non stiamo assistendo ad un incremento delle patologie legate a questo organo: i cinesi stanno comprando a piene mani l’Udca a seguito di una ricerca pubblicata dalla testata Nature nel mese di dicembre.
Secondo quanto emerge dall’articolo ( FXR inhibition may protect from SARS-CoV-2 infection by reducing ACE2), l’Udca sarebbe in grado di prevenire il Covid. L’acronimo Udca sta per acido ursodesossicolico, e tra i principali produttori mondiali di questo acido c'è l’italiana Ice Group, basata a Reggio Emilia. “Senza i vaccini occidentali, i consumatori cinesi stanno acquistando un farmaco generico per il fegato che si dice sia in grado di prevenire il Covid”, ha scritto Brooks su Twitter.
Dividendo le esportazioni italiane in Cina in quelle relative il settore farmaceutico (rosse) con le altre (blu) è evidente come “il forte rialzo delle esportazioni italiane degli ultimi mesi è esclusivamente riconducibile ai prodotti farmaceutici. Le altre esportazioni sono in lieve calo”.
“È difficile ottenere vaccini Covid occidentali a base di mRNA in Cina. Di conseguenza, i consumatori cinesi si sono riversati su un farmaco - prodotto in Italia - che si dice aiuti a prevenire la Covid. Se la Cina permettesse i vaccini occidentali, questo non accadrebbe”.
Lo studio di Brooks evidenzia come le aziende italiane abbiano fiutato la possibilità di guadagno incrementando i prezzi. “Il balzo delle esportazioni italiane di prodotti farmaceutici verso la Cina è principalmente un effetto dei prezzi. I volumi delle esportazioni sono aumentati del 62% a febbraio 2023, mentre il deflatore implicito da noi calcolato è aumentato del 1000% nello stesso periodo. Di fronte a un acquirente insensibile ai prezzi, la farmaceutica italiana sta realizzando un bel profitto!”
Dopo la corsa all’acquisto innescata dall’articolo di Nature, i dati relativi l’andamento dell’export italiano in Cina, passato dai 3 miliardi di febbraio agli 1,8 miliardi di marzo, segnalano che gli acquisti dell’Udca sono in progressiva riduzione. Questa riduzione è probabilmente legata al fatto che, dopo una prima fase di smarrimento, le aziende cinesi hanno inziato a produrre l'acido ursodesossicolico.