- La Francia perde la tripla A dopo che l'agenzia di rating DBRS declassa il debito pubblico transalpino;
- Venerdì 16 ottobre la stessa cosa ha fatto Moody's con la Gran Bretagna, con l'aggravante di Brexit;
- Dalla prossima settimana le agenzie di rating si pronunceranno sull'Italia, a rischio di junk level
Il Covid-19 non ha "sensibilizzato" le agenzie di rating. A farne le spese è un peso massimo dell'Unione Europea, ossia la Francia, che ha perso la tripla A dopo che DBRS ha deciso di tagliare il rating di Parigi portandolo ad AA con outlook stabile. L'agenzia così si allinea alla valutazione di Standard&Poor's (AA) e a quella di Moody's (Aa2).
La mossa non era nell'aria e si può dire che sia arrivata in un momento molto delicato vista la crescita forsennata dei contagi nel Paese Transalpino. A motivare la scelta di DBRS è stato proprio l'aggravarsi della condizione pandemica che sta disastrando la Francia. Secondo l'Organo tedesco la situazione ha dei riflessi massacranti per l'economia dato che la Nazione guidata da Macron ha già un debito pubblico strutturale molto alto.
Negli ultimi anni il rapporto debito/PIL aveva raggiunto una certa stabilità, ma la Francia non è riuscita a contenere la spesa pubblica in modo da fare quelle riforme necessarie per raggiungere l'equilibrio di bilancio di medio periodo. Ovviamente il Coronavirus non ha fatto altro che peggiorare la situazione e quindi determinare instabilità a livello di conti pubblici.
Agenzie di rating: nemmeno la Gran Bretagna è stata risparmiata
Venerdì 16 ottobre era toccato alla Gran Bretagna. Su Londra si era abbattuta la scure di Moody's che aveva declassato il debito pubblico britannico da Aa2 ad Aa3. Bisogna dire però che l'outlook è passato da negativo a stabile e ora il rating è in linea con quello di Fitch e di un gradino inferiore a quello di Standard&Poor's.
In tal caso, a pesare sul giudizio dell'agenzia di rating non solo il dilagare del Covid-19 ma anche la questione Brexit che non giunge a una soluzione definitiva. Nel secondo trimestre del 2020 il Regno Unito ha avuto una riduzione del PIL del 21,5% e il suo debito pubblico si appresta a varcare la soglia psicologica del 100% rispetto al PIL.
A giudizio dell'agenzia americana il quadro non è molto ottimistico, quindi vi sono alte probabilità che l'andazzo dal punto di vista economico rimanga tale anche per il futuro. Essendo poi la Gran Bretagna estremamente dipendente dai servizi, tutti gli eventuali lockdown inciderebbero in maniera negativa sul Paese molto di più rispetto ad altri.
Riguardo invece Brexit, Moody's sottolinea come, senza un vero accordo con l'UE, il Paese guidato da Boris Johnson subirebbe una crisi ancora più profonda di quella generata dal virus e questo la metterebbe in una posizione di debolezza nella trattativa.
Agenzie di rating: nel mirino ora l'Italia
E l'Italia? Anche su Roma sale la tensione visto che già dalla prossima settimana sarà bersaglio mobile delle agenzie. La prima a pronunciarsi sarà Standard & Poor's. Attualmente il giudizio sul Belpaese è tripla B ma con outlook negativo. Se l'agenzia americana decidesse di usare la mano pesante e tagliare di due notch il merito creditizio, il debito italiano sarebbe confinato a junk. Tuttavia l'ipotesi sembra abbastanza remota a meno che dall'Europa non arrivino notizie sconfortanti riguardo il Recovery Fund.
L'attesa è per il prossimo 23 ottobre, mentre esattamente una settimana dopo sarà la volta di DBRS. In tal caso attualmente la valutazione è anche di tripla B con prospettive negative per il futuro. Il 6 novembre si attende l'appuntamento con Moody's che parte da Baa3 con outlook stabile, mentre il vero banco di prova sarà il 4 dicembre quando arriverà il verdetto di Fitch. Quest'ultimo evento sarà il più importante perché nell'ultima tornata l'agenzia aveva posto un rating BBB-, ossia appena un gradino sopra il livello spazzatura. Un'ulteriore bocciatura affonderebbe l'Italia nel limbo.