I tentativi della
Federal Reserve di raffreddare l'economia per cercare di abbassare il tasso d'inflazione non stanno sortendo grandi risultati e la forza del mercato del lavoro è lì a testimoniarlo. I numeri diffusi ieri dal Bureau of Labour Statistics hanno evidenziato una crescita dei nuovi occupati di 261 mila unità, ben al di sopra delle 200 mila unità previste dagli analisti.
Da un'analisi più approfondita emerge qualche crepa: per le payrolls si tratta dell'incremento minore dal dicembre 2020, in piena pandemia. Inoltre, il tasso di disoccupazione è passato dal 3,5% al 3,7%, contro il 3,6% del consensus.
Il mercato del lavoro viene considerato dal Governatore
Jerome Powell come uno dei
principali parametri di riferimento per capire fino a che punto è possibile spingere la politica monetaria restrittiva. Fino a che il tasso di disoccupazione si confermerà sotto il 4,5%, il chairman potrà tranquillamente proseguire la politica di strette monetarie. Durante l'ultimo meeting della Fed di mercoledì 2 novembre, Powell ha definito
quello del lavoro un mercato "surriscaldato", affermando che l'attuale ritmo degli aumenti salariali è "decisamente superiore" rispetto a quello che sarebbe coerente con l'obiettivo di inflazione del 2%
Come si comporterà la Fed ora?
Passato il meeting di novembre, gli analisti iniziano a posizionarsi in vista della prossima riunione, in calendario a dicembre. Secondo Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, la salita maggiore del previsto del tasso di disoccupazione e la stabilizzazione della crescita dei salari indurranno la Fed probabilmente a rallentare l'entità del prossimo aumento. Quindi, vista la reazione positiva dei mercati, "lo scenario più probabile è quello di un aumento di 50 punti base".
Sostanzialmente in linea con quella di Diodovich è la view di Matt Peron, direttore della ricerca di Janus Henderson. Secondo l'esperto, sebbene il rapporto sull'occupazione negli USA sia stato migliore delle stime, nel compresso potrebbe essere valutato "abbastanza neutrale, così da fare in modo che la Fed rallenti il ritmo degli aumenti dei tassi nei prossimi mesi". Tutto questo, "potrebbe dare un po' di respiro ai mercati e, con riferimento a quello azionario, potrebbe innescare un rally".
Ad ogni modo, Powell ha chiarito che, anche se il ritmo dei rialzi dovesse registrare un rallentamento, questo non significherebbe un allentamento della lotta contro l'inflazione, anche alla luce del fatto che i tassi dovranno raggiungere un livello più alto di quello inizialmente previsto per frenare l'inflazione. I mercati stanno scontando che il tasso terminale supererà il 5% nel 2023 e questo implica che difficilmente la Fed potrà evitare di far precipitare l'economia USA in una recessione, visto che anche il tasso di disoccupazione supererà il 5%.
Secondo Bob Michele, responsabile del reddito fisso, valute e materie prime di JPMorgan Asset Management, "l'unica priorità della Fed per ora è quella di ridurre l'inflazione e Powell mercoledì ha cercato di far capire al mercato che il tasso pivot non è stato raggiunto e che non è il momento di una pausa perchè sono ancora preoccupati per l'inflazione".