L'inflazione preoccupa in Europa. Le ultime stime rilasciate dall'Eurostat hanno certificato un indice dei prezzi al consumo del 5,8%, ben al di sopra delle stime del mercato fissate al 5,3%. Il carovita continua quindi a mordere allo stomaco l'economia europea mettendo in grave difficoltà famiglie e imprese, alle prese con costi divenuti insostenibili. Da quando vi è la moneta unica non si è mai registrato un aumento dei prezzi così elevato, ma tutti ormai conosciamo la matrice.
L'energia è la componente che pesa di più, avendo avuto una variazione del 31,7%, rispetto al 28,8% del mese scorso. Una grande fetta di questo rincaro è dovuta alla guerra Russia-Ucraina, sebbene l'invasione dei carri armati russi si sia avuta ufficialmente il 24 febbraio. Quanto è bastato però perché vi fosse un inasprimento del prezzo delle materie prime, già in rally da diverso tempo, da quando cioè hanno iniziato a manifestarsi le tensioni nell'Est Europa e si era capito che qualcosa di grosso stava per succedere.
BCE: una decisione difficile
La questione ora però si fa molto delicata perché, proprio in considerazione della guerra e della temuta recessione, la Banca Centrale Europea aveva quasi spento qualsiasi velleità sul rialzo dei tassi d'interesse. Francoforte ha sempre portato avanti l'idea che l'inflazione in Europa fosse un fenomeno destinato ad affievolirsi con l'allentamento della carenza degli approvvigionamenti e il calo del costo delle materie prime.
All'interno del Consiglio Direttivo però nelle ultime settimane si sono rafforzate sempre di più le voci di chi propendeva per almeno una stretta sul costo del denaro nel 2022, in modo da contenere un'inflazione che rischia di impattare in maniera troppo negativa sui consumi e sui risparmi.
E i venti austeri non hanno soffiato solo dalla Germania, ma anche dall'Europa mediterranea, come nel caso del Governatore della Banca del Portogallo, Mario Centeno, che questa settimana ha suggerito una certa normalizzazione della politica monetaria.
Christine Lagarde nelle ultime apparizioni ha sempre predicato cautela, temendo gli effetti nefasti di questa guerra tanto inattesa quanto assurda. Adesso però bisogna fare i conti con una realtà molto complessa e con decisioni da prendere molto difficili a partire dal 10 marzo, data del prossimo meeting dell'Eurotower.
I commenti dopo il rilascio dei dati del Vicepresidente della BCE, Luis de Guindos, fanno trasparire una certa apprensione, quando dice che questa inflazione è una sorpresa negativa e desta enorme preoccupazione.
E poi quando aggiunge che la guerra Russia-Ucraina e le conseguenti sanzioni costituiscono un possibile effetto inflazionistico addizionale, oltre che rallentare la crescita. Uno dei falchi della BCE, il Presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, ha fatto capire che non c'è molto tempo da perdere sostenendo che, se la stabilità dei prezzi lo richiede, il Consiglio Direttivo dovrà aggiustare il corso della politica monetaria, procedendo verso una normalizzazione.
Berenberg: la BCE aumenterà i tassi a dicembre 2022
La normalizzazione della politica monetaria è una cosa che probabilmente non potrà attuarsi senza prima vedere gli sviluppi sulla guerra in Ucraina. Il rischio è di trovarsi di fronte a una coperta molto corta, dove se si interviene per calmare l'inflazione si rischia di affondare l'economia.
Ma lo scenario ancora peggiore, che è quello temuto dalle colombe della BCE, è che un'aggressività della politica monetaria non sortisca effetto sull'inflazione, essendo che questa deriva da strozzature dell'offerta e non da una domanda insana, ma apra le porte per l'insediamento della stagflazione.
Per gli economisti di Berenberg l'istituto monetario europeo terrà aperte tutte le possibilità nel prossimo meeting di marzo, in considerazione di un'incertezza economica molto alta con il conflitto in corso Russia-Ucraina. A giudizio degli esperti comunque l'inflazione è destinata a crescere ulteriormente in questo 2022 perché i prezzi dell'energia tenderanno a stabilizzarsi a livelli molto alti.
Quanto alla crescita economica dell'Eurozona, Berenberg si attende una recessione nel breve termine, ma una ripresa nella seconda parte dell'anno. Per la banca tedesca, il primo aumento dei tassi avverrà nel mese di dicembre 2022 e sarà dello 0,25%.