Sale la febbre degli investitori per il consueto evento annuale che questa settimana prenderà il via a Jackson Hole, a cui partecipano i principali banchieri centrali ed economisti di tutto il mondo. L'appuntamento sarà per giovedì 26 agosto e durerà fino a sabato 28.
Dal simposio dell'anno scorso, il primo tenuto in virtuale per l'emergenza Covid-19, il quadro economico è profondamente cambiato. I maxi-piani economici da parte degli Stati Uniti e dell'Europa per rilanciare l'economia, accompagnati dal sostegno incondizionato di Fed e BCE, hanno ridato forza alla produzione e fatto riprendere l'occupazione.
Nel contempo però l'inflazione è decollata, quantomeno in USA, con l'indice dei prezzi al consumo balzato oltre il 4% e ben al di là degli obiettivi della Banca centrale americana. La paura adesso è che la Federal Reserve non sia sufficientemente rapida per frenare la corsa dei prezzi, aprendo la strada a una bolla immobiliare molto pericolosa per la ripresa economica.
Jackson Hole: cosa attendersi sul tapering
Tutte le attenzioni del mercato saranno quindi rivolte a ciò che dirà Jerome Powell in relazione al tapering fatto trapelare dalle minute della Fed rilasciate mercoledì 18 agosto che si riferivano al meeting del 27-28 luglio. In particolar modo gli analisti si attendono che il 68enne di Washington dia delle indicazioni sul timing della riduzione del piano di acquisti mensile di 120 miliardi di dollari.
La maggior parte degli esponenti dell'istituto centrale americano spinge affinché la stretta arrivi prima della chiusura del 2021 e venga addirittura annunciata nel prossimo incontro del FOMC. Altri invece sono a favore di un'attesa almeno fino all'inizio dell'anno venturo, per accertarsi che le condizioni economiche del Paese non siano nel frattempo depresse dall'avanzata della variante Delta.
A fare la differenza potrebbe essere il fattore tassi d'interesse: la Fed potrebbe già posizionarsi in modo da preparare il terreno per l'aumento del costo del denaro al fine di raffreddare l'economia. C'è da considerare tuttavia che il pericolo di far ripiombare l'America in una nuova recessione è sempre dietro l'angolo e questa rappresenta al momento la principale preoccupazione di Powell.
Il numero uno della Fed si trova in una posizione scomoda anche alla luce del fatto che il suo mandato scade a febbraio e il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, deve decidere se riconfermarlo o sostituirlo. Il punto sarà proprio quello di stabilire se si vuole proseguire con la politica ultra stimolante seguita finora oppure cambiare rotta.
Il Governatore della Banca centrale è stato sottoposto a critiche da parte di una frangia dei Repubblicani, che lo accusavano di aver alimentato l'inflazione. La situazione potrebbe degenerare qualora i Democratici spingessero per un piano da 3.500 miliardi per estendere la portata dell'intervento del Governo nell'economia USA.
Powell continua a sostenere che l'aumento dell'indice dei prezzi al consumo sarà una cosa temporanea e destinata ad affievolirsi allorché la produzione dei semiconduttori si sarà allargata, raffreddando la domanda e diminuendo i prezzi. Recentemente però il Governatore ha espresso qualche preoccupazione sul fatto che l'inflazione fatichi a contenersi e quindi ha coperto la sua scommessa mettendo in gioco la possibilità di un intervento per calmierarla.
Jackson Hole: il parere di ex Fed sull'inflazione
Il Simposio di Jackson Hole potrebbe essere quindi uno spartiacque decisivo per capire come la Fed intenda comportarsi sul fronte inflazione. Intanto alcuni ex Governatori ed esponenti della Banca centrale USA si sono espressi nel merito.
Ad esempio, Ben Bernanke ha dichiarato che la strategia adottata da Powell sarà destinata a raggiungere gli obiettivi di un mercato del lavoro forte e nel contempo di un'inflazione intorno al target di medio termine. Quest'ultima, secondo il 67enne georgiano, sarà destinata a rallentare nei prossimi 2 o 3 anni e ciò darà maggiore flessibilità e spazio politico alla Fed nel futuro.
Alan Blinder, ex Vice Presidente della Fed, ha affermato che Powell non permetterà che le aspettative di inflazione diventino troppo alte e si aspetta un intervento nel 2022, soprattutto se ci dovessero essere dalla Casa Bianca ulteriori stimoli fiscali a sostegno dell'economia.
Un altro ex Vice Presidente dell'istituto centrale, Roger Ferguson, ha detto la sua mettendo in luce la difficoltà che in questo momento ha Powell nel prendere una decisione, in quanto il nuovo regime di lasciar correre l'inflazione oltre il 2% per compensare periodi di bassa crescita dei prezzi ha dei punti di forza e di debolezza. La chiave sarà decidere di quanto è consentito il superamento e per quanto tempo, cosa in questo momento di una delicatezza estrema.