Prosegue il recupero del Bitcoin dai recenti minimi, con i corsi che sono nuovamente tornati al di sopra dei 36.000 dollari. Le quotazioni della regina delle criptovalute, pur lontane dai massimi assoluti a 65.000 dollari visti ad aprile, stanno beneficiando della proposta delle autorità di regolamentazione di introdurre requisiti patrimoniali per gli istituti bancari che commerciano e detengono criptovalute in portafoglio. Vediamo i dettagli e cosa potrebbe cambiare per le banche.
Basilea verso regolamentazione criptovalute
Ad annunciare un primo tentativo di regolamentazione del mercato è stato il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, un'organizzazione internazionale istituita dai governatori delle Banche centrali dei dieci Paesi più industrializzati, che ha introdotto severi controlli sui capitali delle banche, inserendo le criptovalute fra gli asset più rischiosi e chiedendo quindi requisiti patrimoniali più ampi a chi le detiene.
Il Comitato di Basilea ha espresso chiaramente una certa preoccupazione per la rischiosità intrinseca delle criptovalute, sia per la volatilità che contraddistingue questa asset class sia per il fatto che potrebbero essere sfruttate per fini illeciti come il riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo ma anche per il problema dell’emissione di CO2 per minarle e dei rischi informatici.
Riguardo le oscillazioni di mercato, l’autority è stata chiara, affermando che alcune criptovalute hanno mostrato "un alto grado di volatilità" e che queste potrebbero presentare rischi per le banche all'aumentare delle esposizioni, tra cui rischi di liquidità e di credito.
In particolare, il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria propone nuovi requisiti prudenziali per due gruppi di criptovalute:
- Gruppo 1: per gli asset tradizionali tokenizzati: dovranno essere creati requisiti patrimoniali, almeno equivalenti a quelli applicati agli asset tradizionali, mentre per le stablecoin saranno emanate nuove linee guida sull'applicazione delle attuali regole, per cogliere i rischi legati ai meccanismi di stabilizzazione;
- Gruppo 2: per le criptovalute che non si qualificano come asset tradizionali tokenizzati, come bitcoin e altre criptovalute, il comitato propone l'applicazione di un "trattamento prudenziale conservativo", basato su una ponderazione del rischio del 1.250%, applicata al massimo delle posizioni long e short delle banche.
Secondo la proposta dell’Autority, quest'ultimo gruppo di asset presenta "rischi aggiuntivi e più elevati rispetto agli asset cripto del Gruppo 1", a causa dei quali deve "essere soggetto a un trattamento patrimoniale conservativo di nuova prescrizione". In sostanza, ciò significa che gli istituti bancari sarebbero tenute ad aumentare le proprie riserve di capitale, ad esempio per investimenti in derivati di criptovalute, come ETF che tracciano il prezzo di bitcoin.
Il settore bancario si prepara a sposare le criptovalute
È ancora da vedere come la proposta influisca sui piani degli istituti di credito che si stanno preparando per espandere la loro esposizione alle valute digitali. La regolamentazione bancaria è vista come un vincolo per il commercio di criptovalute, ma d’altra parte la decisione è stata interpretata come un segnale positivo: il mondo della finanza si sta interessando a questo mercato e le autorità di regolamentazione stanno preparando il settore bancario tradizionale ad affrontare l'adozione diffusa delle valute digitali.
Il futuro del Bitcoin dipenderà quindi dalla sua accettazione come valuta di scambio e pagamento così come per le monete fiat, a prescindere dai chiari di luna come quelli provocati da Elon Musk o dalle autorità cinesi. Di sicuro una vittoria il Bitcoin l’ha archiviata: la decisione della Repubblica di El Salvador di farlo diventare una moneta a corso legale, il primo Paese al mondo.