L'uscita dalla Russia costerà a Shell fino a 5 miliardi di dollari nel primo trimestre del 2022. Lo ha rivelato la compagnia petrolifera durante la guida fornita oggi in vista degli utili trimestrali che saranno pubblicati il 5 maggio. Una cifra che sarà superiore rispetto ai 3,4 miliardi di dollari segnalati dall'azienda come valore delle sue attività russe quando ha annunciato il ritiro dal Paese.
Il colosso anglo-olandese ha preso la decisione di interrompere la joint venture con il gigante energetico statale Gazprom il 28 febbraio, 4 giorni dopo l'inizio della guerra Russia-Ucraina. In particolare verrà posta fine alla partecipazione nel finanziamento del progetto relativo al gasdotto Nord Stream 2. Inoltre verrà abbandonato il coinvolgimento nel progetto di gas offshore nell'estremo oriente per cui Shell ha una partecipazione del 27,5% e Gazprom del 50%.
L'uscita di scena da tali operazioni avrebbe un impatto importante insieme al resto, che concerne la possibilità di contratti non pagati e varie perdite di credito. Oltre ovviamente alla decisione dell'azienda di non effettuare più acquisti spot di greggio russo e di eliminare tutto ciò che riguarda il commercio con Mosca.
Russia: l'esodo delle compagnie energetiche
Le major petrolifere hanno deciso una dopo l'altra di tagliare i ponti con il Paese che reputano responsabilie di un sanguinoso conflitto che ha scosso le coscienze di tutto il mondo. British Petroleum abbandonerà la partecipazione del 20% nel produttore petrolifero russo Rosneft e ciò potrebbe comportare perdite per complessivi 25 miliardi di dollari, tra svalutazioni e oneri.
Al riguardo la società ha affermato che verranno forniti ulteriori dettagli durante la chiamata agli utili prevista per il 3 maggio. Il colosso americano Exxon Mobil, inoltre, si chiamerà fuori dal gigantesco progetto di gas e petrolio che gestisce a Sakhalin, isola dell'estremo oriente russo.
Shell: forti utili attesi
Al di là delle perdite generate dall'uscita dalla Russia, Shell comunque anticipa guadagni eccezionali nel primo trimestre nelle sue attività energetiche. La grande volatilità dei prezzi delle materie prime però dovrebbe portare a circa 7 miliardi di deflussi di cassa relativi alla gestione delle scorte e ad altri costi attinenti. Questo per effetto delle incertezze legate all'offerta e alle spedizioni interrotte, che hanno reso costoso detenere attività nel settore energetico.
Nella trimestrale in arrivo per la prima volta cambierà il sistema di rendicontazione delle energie rinnovabili, che non saranno più incluse nel segmento delle attività del gas integrato. Questo significa che gli investitori potranno concentrare maggiormente l'attenzione alla parte che riguarda l'energia a basse emissioni di CO2.
L'Amministratore Delegato Ben Van Beurden ha affermato che Shell collaborerà con il Governo britannico per aumentare la capacità eolica offshore da 10 GW a 50 GW entro il 2030. Le previsioni sono di investire nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio il 75% di un maxi piano di 25 miliardi di sterline nel sistema energetico del Regno Unito.
Gli analisti comunque si aspettano risultati positivi. Biraj Borkhataria, analista di RBC Capital Markets, ha riferito che le stime riguardo le attività di gas naturale liquefatto e petrolio, insieme all'unità chimica di Shell, dovrebbero superare le previsioni dell'azienda. Gli esperti di Barclays hanno previsto un aumento dell'utile netto dell'8% a 8,4 miliardi di dollari, grazie a una produzione integrata di gas e prestazioni commerciali oltre le attese, con costi e tasse inferiori.