Pirelli & C. S.p.A. è il quinto produttore al mondo di pneumatici per automobili, motociclette e biciclette dopo Bridgestone, Michelin, Continental e Goodyear. Opera anche nel settore dei materassi e cuscini, mentre negli anni passati ha esercitato un ruolo importante nel ramo dell'abbigliamento e in quello energetico, in maniera particolare riguardo le fonti rinnovabili. Rivediamo quindi la storia della multinazionale italiana, dalla sua fondazione ai giorni nostri.
Pirelli: le origini
La Pirelli & C. S.p.A. nacque a Milano nel 1872 su iniziativa dell'ingegnere Giovanni Battista Pirelli. Inizialmente l'azienda produceva tutta una serie di articoli gommati, come tele, cinghie e manicotti. Già dai primi passi venne costruito in via Fabio Filzi il primo opificio dove oggi sorge il grattacielo denominato il Pirellone. Il fabbricato era diviso in due: una parte veniva utilizzata per le lavorazioni e un'altra per ufficio e negozio.
L'anno successivo alla fondazione, venne iniziata la produzione vera e propria. Ben presto quest'ultima fu allargata inserendo cavi sottomarini, tappeti, giocattoli, materiali per ospedali e imbottiture per intimi.
Quando verso la fine del 1800 fu inventato lo pneumatico per le biciclette, Pirelli prese subito la palla al balzo, forte dell'expertise relativa alla produzione degli articoli in gomma. Nel 1897 brevettò lo pneumatico Flexus, nel 1899 iniziò la produzione degli pneumatici per le motociclette e nel 1901 per le autovetture.
Pirelli: gli inizi del '900 e lo sviluppo
Queste produzioni erano dal punto di vista tecnologico assolutamente all'avanguardia per i tempi, al che Pirelli decise di costruire un nuovo stabilimento in zona Bicocca per trasferirvi parte della produzione. L'azienda cresceva non soltanto in Italia, ma si espandeva anche all'estero, ad esempio in Spagna, in Gran Bretagna e in Argentina.
Dopo la Prima Guerra mondiale, l'impresa iniziò a manifestare la sua presenza nelle gare automobilistiche, che mantenne viva fino ad oggi non solo in Formula Uno, ma anche nel Rally, nel Gran Turismo e, per quanto riguarda le moto, nel Superbike.
Nel 1922 la società milanese fu tra le prime a quotarsi alla Borsa di Milano, mentre nel 1929 fu la prima società italiana in assoluto a sbarcare a Wall Street, proprio nell'anno del Big Crash.
Pirelli: il Dopoguerra e l'innovazione tecnologica
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la società avviò lo studio del primo pneumatico radiale, il Cinturato. Il prodotto era caratterizzato da una cintura di tessuto radiale tra carcassa e battistrada. Il lavoro durò quattro anni e l'articolo fu messo in commercio nel 1953.
Sei anni più tardi entrò in funzione lo stabilimento di Figline Valdarno e fu inaugurata la produzione dello steelcord, ossia della cordicella metallica. Negli anni '60 Pirelli effettuò una strategia di espansionismo geografico aprendo stabilimenti in Grecia, in Turchia e in Brasile.
Il vero salto tecnologico si ebbe nel decennio '71-79 con il lancio del Cinturato P6, P7 e P8, mentre negli anni '80 fu introdotto il primo pneumatico radiale per motociclette. Quello fu il periodo anche delle acquisizioni, tra le più importanti si ricordano: nel 1986 Metzeler Kaotscuck AG, società tedesca specializzata negli pneumatici per moto, e nel 1988 Armstrong Tyre Company, società statunitense produttrice di pneumatici. Non riuscì invece l'acquisizione nel 1986 della tedesca Continental AG, sebbene Pirelli ci contasse molto.
Negli anni '90 si verificò una fase recessiva del mercato degli pneumatici e l'azienda fu costretta a importanti investimenti per la ristrutturazione aziendale e finanziaria. Così ripresero le acquisizioni con Alexandria Tire Company SAE, società egiziana produttrice di pneumatici radiali per autocarri e autobus, nel 1999. Nel frattempo, esattamente nel 1992, Marco Tronchetti Provera arrivò alla guida del gruppo, succedendo al suocero Leopoldo Pirelli.
Pirelli: gli anni 2000 e la riorganizzazione aziendale
L'inizio del nuovo millennio diede un imprinting al settore degli pneumatici dal punto di vista tecnologico. Nel 2001 Pirelli avviò la produzione utilizzando la tecnologia MIRS (Modular Integrated Robotized System) e nel 2003 la tecnologia CCM (Continous Compound Mixing) che era rivolta alla sperimentazione di mescole e materiali innovativi.
Nel 2004 la società guidata da Tronchetti Provera riuscì a sottoscrivere un accordo di joint venture con Continental AG per realizzare lo steelcord in Romania, grazie al quale due anni dopo aprì il suo primo impianto per la produzione di pneumatici nel Paese rumeno.
Nel 2005 Pirelli cedette a Goldman Sachs le attività di Cavi e Sistemi Energia e Telecomunicazione, dando vita a Prysmian S.p.A. Lo stesso anno il gruppo aprì a Shandong il primo impianto in Cina.
In quegli anni la società milanese ormai diventata multinazionale si attivò tantissimo nello sviluppo delle tecnologie per l'efficienza energetica degli pneumatici e nel 2009 fu inaugurato il Cinturato P7 a trazione verde.
Pirelli: l'ultimo decennio con il delisting e il ritorno in Borsa
L'ultimo decennio si è aperto con la conquista di quote di mercato in Paesi dove i territori non erano stati ancora battuti. Nel 2011 infatti Pirelli ha effettuato una joint venture con la russa Rostec, l'anno successivo con Astra OtoParts per la costruzione di uno stabilimento di pneumatici in Indonesia e sempre nel 2012 è stato inaugurata la prima fabbrica in Messico per gli pneumatici Premium.
I fuochi di artificio però sono scoppiati nel 2015 quando è stata stipulata una partnership di lungo periodo con ChemChina. Quest'ultima, attraverso la controllata Marco Polo Industrial Holding, ha lanciato un'OPA totalitaria su Pirelli a 15 euro per azione. Il 6 novembre di quell'anno le azioni ordinarie Pirelli sono state delistate da Piazza Affari, mentre le azioni di risparmio sono rimaste in vita fino al 26 febbraio 2016 quando sono state liquidate a un prezzo di 14,978 cadauna.
Quattro mesi dopo vi è stata la fusione per incorporazione tra la Marco Polo Industrial Holding, che aveva lanciato l'OPA e Pirelli & C. S.p.A. che si accollò in pratica tutti i costi dell'operazione. Questo per la società italiana significò un debito esplosivo, che passò da 980 milioni di euro a 4,3 miliardi.
Dopo una capitalizzazione di 6,5 miliardi di euro e a seguito di una riorganizzazione aziendale che ha separato il business industrial, Pirelli è ritornata in Borsa il 4 ottobre del 2017, dopo 2 anni ferma ai box, con un flottante del 40%. Dal 18 dicembre non solo la società fa parte dell'indice principale FTSE Mib, ma è stata inserita nel FTSE Italia Brands che riguarda i marchi italiani d'eccellenza.
Nel 2020, in concomitanza con l'arrivo del Covid-19, la Brembo ha acquisito una quota del 2,43% dell'azienda e allo stato attuale gli altri principali azionisti sono: ChemChina con il 37,01% delle quote, Camfin con il 10,1% e Silk Road Fund con il 9,02% e Tacticum Invesment S.A. con il 6,24%.