La crescita delle azioni sul mercato americano ha generato il record assoluto dei principali indici borsistici, ma nel contempo ha fatto venire le vertigini a parecchi analisti e investitori. Oggi più d'uno si è convinto del fatto che le quotazioni azionarie siano troppo elevate e che presto o tardi ci sarà una rovinosa caduta.
Per usare un linguaggio molto in voga in questo periodo, si aspetta lo scoppio di una bolla di proporzioni gigantesche. È vero che se ne parla da anni, richiamando tutte le statistiche storiche che finora sono state il più delle volte smentite. Però la sensazione generale è che la deflagrazione possa avvenire in qualsiasi momento, non appena qualcuno o qualcosa accenderà la miccia.
Wall Street: tutte le probabilità di una bolla
A tale proposito, uno studio interessante è stato fatto da 3 ricercatori dell'Università di Harvard: Robin Greenwood, professore di finanza e banca; Andrei Shleifer, docente di economia; Yang You, candidato al dottorato di ricerca. Gli esperti hanno analizzato quanto è successo nella Borsa di New York dal 1926 ad oggi, cercando di individuare dove e quando potrebbe arrivare il Big Bang finanziario.
Dallo studio se ne ricava che il segmento più a rischio è l' indice S&P 500 Technology Hardware, Storage & Peripherals. Più precisamente, con una probabilità dell'80% tale indice avrà una riduzione di valore del 40% entro i prossimi 2 anni.
Il motivo per cui la bolla si concentrerà più che altro nel settore tecnologico è spiegato dal professor Greenwood, secondo cui la storia insegna che una bolla raramente diventa un fenomeno di mercato generalizzato, ma essa colpisce soprattutto alcune sacche di mercato. Esattamente come avvenne nell'era delle Dot-com. Questo non significa che gli altri settori ne siano immuni. Infatti anch'essi vedranno le quotazioni calare, ma non con lo stesso ritmo e la stessa intensità.
Perché un settore si trovi in una situazione di bolla deve aver ottenuto un rendimento negli ultimi 2 anni di almeno il 100% in più rispetto al resto del mercato. Un'altra condizione per cui si possa parlare di bolla è che nei successi 2 anni ci sia un crollo azionario almeno del 40%.
L'indagine storica ha evidenziato che questi due assunti si sono concretizzati nel 53% dei casi. Quando il rendimento degli ultimi 2 anni preso in considerazione è stato abbassato al 50%, allora la probabilità del crash è sceso al 20% dei casi. Ma nel caso in cui la performance è stata elevata al 150%, come è adesso per i titoli facenti parte dell'indice di cui sopra, la probabilità del crollo azionario è aumentata fino all'80%.
Wall Street: dove potrebbe scoppiare la bolla
Se l'analisi fatta dai 3 studiosi si applica ai singoli assets si ottengono dei dati interessanti, con riferimento in particolar modo a quelli che sono in tale ottica tra i più discussi attualmente: Bitcoin e Tesla. Riguardo la criptovaluta, nel novembre 2017 la probabilità di crollo con la formula applicata dalla ricerca era più dell'80% e nei successivi 12 mesi Bitcoin perse il 67%. Quanto alla società guidata da Elon Musk, nel febbraio 2020 la probabilità di calo azionario era nell'ordine sempre dell'80% e il titolo perse in 1 mese e mezzo circa il 60%.
È chiaro che dopo il tracollo entrambi si sono ripresi alla grande e hanno frantumato ogni record storico, però il segnale in quel momento si è rivelato esatto e potrebbe presagire presto un'ondata di vendite. Tra le aziende che fanno parte dell'indice S&P 500 Technology Hardware, Storage & Peripherals ve ne sono 3 in vista su cui in base allo studio occorre drizzare le antenne: Apple, Seagate Technology e Western Digital. Sia mai che possa servire per dare uno spunto di riflessione prima di avventurarsi negli acquisti.