L'ultima seduta di Wall Street è stata una vera ecatombe.
Le azioni americane hanno subito la più violenta discesa dai primi mesi della pandemia, con l'S&P 500 crollato del 4,04%, il
Dow Jones del 3,57% e il
NASDAQ del 4,73%. I giganti della tecnologia come Apple, Nvidia e Amazon sono precipitati rispettivamente del 5,64%, 6,82% e 7,16%, mentre Tesla ha chiuso la seduta in calo del 6,8% dopo l'esclusione dall'indice ESG dell'S&P 500.
La debacle assoluta si è avuta però nel rivenditore al dettaglio Target Corporation, che è affondato del 24,93%, peggior calo giornaliero dal 1987 per la società, dopo il profit warning lanciato a causa dell'aumento dei costi di trasporto salario e carburante e dell'interruzione della logistica. Il segnale ha scosso particolarmente gli investitori perché è arrivato appena il giorno dopo in cui il gigante Walmart ha tagliato le stime sugli utili, denunciando le aspettative inflazionistiche che avrebbero colpito la crescita.
Eric Johnston, responsabile dei derivati azionari e delle attività sui cambi di Cantor Fitzgerald, ha affermato che i numeri di Walmart e Target sono molto preoccupanti, perché mostrano come i consumatori stiano riducendo gli acquisti discrezionali. Anche Bill Kirk, analista di MKM, è della stessa opinione, sostenendo che l'inflazione sta costringendo i consumatori a spendere di più per i cibo e meno per articoli discrezionali più redditizi.
Wall Street: i motivi del sell-off
Il sentiment cupo degli operatori di mercato quindi potrebbe essere figlio dei deboli risultati aziendali, che hanno fomentato le paure riguardo l'impatto dell'inflazione e della crisi degli approvvigionamenti. Tutto questo inevitabilmente andrebbe a colpire la crescita economica, determinando le condizioni affinché si manifesti una recessione.
Michael Metcalfe, capo strategist macro di State Street Global Markets, ritiene che vi sia in corso un deterioramento della crescita economica e si cominci a vederlo nei guadagni delle aziende. Mentre a parere di Quincy Krosby, chief equity strategist di LPL Financial, il problema è che molti rivenditori non sono in grado di trasferire i costi di manodopera e i prezzi derivanti dalla catena di approvvigionamento, che sono entrambi cresciuti. Questo inevitabilmente va a impattare sui margini aziendali.
Gli analisti comunque sono convinti che il nervosismo dei mercati abbia come sfondo
l'aumento dei tassi d'interesse da parte della Federal Reserve. Per Candice Bangsund, portfolio manager di Fiera Capital, le condizioni finanziarie più rigide stanno determinando la debolezza del mercato azionario. E ancora non è stato valutato il fatto che la crescita sarà moderata e gli utili saranno ridimensionati. A suo giudizio,
le aspettative sui profitti aziendali sono troppo ottimistiche, visto che l'elevata inflazione rischia di comprimere i margini.