Come ogni periodo di festa, anche questo della Santa Pasqua servirà agli investitori per ricaricare le pile e fare un pò il punto della situazione in tema di investimenti. In questo difficilissimo anno contrassegnato dalla pandemia partita a marzo 2020, le aziende quotate a Wall Street hanno dovuto fare i conti con le continue chiusure delle attività e gli acquisti dei clienti soffocati e repressi da una libertà individuale limitata.
Ne hanno fatto le spese soprattutto quelle imprese che traggono profitto dalle aggregazioni, dall'intrattenimento e dallo spostamento delle persone. Al contrario le società che per caratteristiche delle proprie attività, hanno fornito un'alternativa ad ogni sorta di limitazione conoscendo un periodo di massimo fulgore.
Con l'arrivo dei vaccini molte cose sono cambiate. L'economia globale, che ancora risulta molto claudicante, ha subodorato la ripresa e il riscatto sociale. Di conseguenza tutte quelle aziende ancorate al ciclo economico hanno iniziato a rinsavire e gli operatori di mercato hanno messo in un angolo le società legate alla crescita verso cui si erano precedentemente direzionati.
Sullo sfondo è riemersa la minaccia dell'inflazione, che ha spinto in alto i rendimenti obbligazionari alimentando ulteriormente il turnover tra azioni growth e azioni value. In questo quadro complessivo l'indice S&P 500 si è mantenuto sempre in ottima salute, viaggiando in prossimità dei massimi storici.
Adesso cosa succederà dopo le feste pasquali e per il resto dell'anno, continueranno gli investitori a preferire le azioni ad altre forme d'investimento, oppure sposteranno l'attenzione verso qualche altro asset che in questo momento domina altrettanto la scena come il Bitcoin?
S&P 500: obiettivo 8.000 punti entro il 2030?
Un'analisi effettuata da Inigo Fraser-Jenkins e Alla Harmsworth, strategist di Bernstein, non lascia adito a dubbi: l'S&P 500 salirà fino a 8.000 punti nel prossimo decennio, più del doppio rispetto alla quotazione attuale.
In verità i due non erano molto d'accordo sul target nel 2019, in quanto Fraser-Jenkins aveva predetto che l'indice americano si sarebbe fermato a 4.000 punti. Adesso entrambi sono allineati e la ragione sta proprio nella pandemia che ha determinato un cambiamento politico nelle istituzioni, le quali hanno concentrato gli sforzi nel sostegno all'economia.
In tale contesto i tassi reali rimarranno bassi nonostante un'inflazione sì più elevata, ma non al punto da danneggiare le politiche fiscali e monetarie largamente accomodanti. Questo indurrà gli investitori a cercare opportunità che garantiscono un rendimento reale più allettante e lo possono trovare soltanto nel mercato azionario.
Portafoglio investimenti: diversificazione e alta componente azionaria
Nel marzo del 2020, Bernestein aveva raccomandato ai loro clienti di dividere il portafoglio d'investimento secondo la logica 60/40, ossia 60% azioni e 40% obbligazioni. Da allora i corsi azionari del principale indice americano hanno realizzato una performance in media del 60%.
Oggi però i due analisti della società con sede a Londra, pur ribadendo l'obiettivo rialzista delle azioni, hanno precisato che un'ulteriore diversificazione di portafoglio sarebbe opportuna. Quindi hanno esortato gli investitori a puntare su alcuni assets che potrebbero fungere da protezione come l'oro oppure su altri che esprimono delle potenzialità molto elevate come le criptovalute.