L'agonia della Lira turca continua sui mercati valutari. La moneta di Ankara ha raggiunto il minimo storico nei confronti del Dollaro americano, con il cambio USD/TRY che si è assestato a 9,02 nella mattinata di oggi.
La situazione è degenerata quando il 23 settembre la Banca Centrale turca ha deciso a sorpresa di tagliare il costo del denaro di 100 punti base, scatenando un'ondata di vendite che ha portato la valuta domestica a perdere fino al 6,5% alla fine del mese.
A ottobre i trader hanno continuato con le vendite sulla Lira turca, preoccupati dalla ripresa dell'inflazione. Inoltre si è scatenata una fuga di capitale all'estero verso titoli che rendono di più, soprattutto bond statunitensi visto che il rendimento dei T-Note decennali è arrivato all'1,60%.
Lira Turca: Erdogan e i tassi bassi
Il comportamento del Governatore della CBRT, Sahap Kavcioglu, è ormai noto che segue le direttive del Presidente della Turchia, Tayyip Erdogan, incline a una politica monetaria estremamente accomodante. Erdogan ha sempre sostenuto che l'inflazione verrebbe rallentata e non accelerata dal taglio del costo del denaro, andando controcorrente rispetto al pensiero comune di tutti i banchieri centrali del mondo. Il Premier è convinto che tassi bassi significhino un costo di finanziamento minore che peserà meno sull'attività produttiva e quindi sui beni di consumo.
L'andamento dei prezzi in Turchia ha però sistematicamente smentito le valutazioni di Erdogan, come dimostrano le misure straordinarie restrittive a cui spesso ha dovuto ricorrere Ankara per frenare la corsa dell'inflazione. Secondo Piotr Matys, analista valutario senior di InTouch Capital Markets Ltd, con quest'ultima mossa la Banca Centrale turca ha reso la Lira ancora più vulnerabile, spianando la strada per un'altra svendita.
Lira Turca: nuovi venti di guerra in Siria
Lo slancio ribassista della divisa turca è determinato anche da un altro fattore: la possibile offensiva militare delle milizie turche in Siria. I ribelli al regime di Assad stanno combattendo contro i curdi ricevendo il sostegno dalla Turchia. Ieri Erdogan ha rinnovato l'impegno a potenziare i mezzi delle forze che sono attive in Medio Oriente per continuare una guerra che non conosce tregua.
I venti di pace che soffiavano prima dell'incontro nei giorni scorsi tra il Premier Turco e il Presidente della Federazione Russa, Vladmir Putin, sembrano affievolirsi e i mercati percepiscono un'agitazione che finisce per riflettersi sulla stabilità della Lira. Turchia e Russia in realtà in questo momento stanno facendo il gioco delle parti, ma ancora non si è riuscito a decifrare se i 2 Paesi possono essere partner o concorrenti.
Per il momento si trovano su fronti opposti non solo in Siria, ma anche in Libia e nel Caucaso, ma entrambi sono legati dal collante Stati Uniti. Mosca continua l'ostilità storica nei confronti di Washington, Ankara ne ha accresciuto nel tempo la diffidenza.
Le questioni da risolvere ancora sono tante. Erdogan vorrebbe porre fine ai bombardamenti russi, anche per arrestare il flusso di siriani in fuga verso Istanbul, ma Putin giustifica gli attacchi con il sostegno turco alle formazioni jihadiste annidate a Iblid. Questi sono solo alcuni dei nodi che il meeting di fine settembre non è riuscito a sciogliere.