La settimana si è aperta con i fuochi d'artificio per la sterlina: la valuta britannica ha evidenziato un tonfo quasi del 5% agguantando il minimo storico a 1,0350 sul dollaro USA, prima di recuperare decisamente di quasi 6 figure a 1,093. Ai mercati non è andato proprio giù il piano del Governo britannico di ridurre drasticamente le tasse per sostenere la ripresa di un'economia che sta facendo i conti con una crisi energetica devastante. Gli investitori ritengono che questo piano, attraverso gli stimoli fiscali, possa alimentare ancora di più l'inflazione ed indebolire la moneta.
La palla adesso passa alla
Bank ok England, che nella riunione di novembre potrebbe addirittura, come riportato da alcuni operatori,
aumentare i tassi dell'1,5% per frenare la crescita dei prezzi al consumo e l'emorragia valutaria. A partire dalla fine dello scorso anno, la Banca Centrale ha alzato il costo del denaro sistematicamente ad ogni seduta di 25 punti base, eccezion fatta per l'ultimo meeting dove la stretta è stata dello 0,5%.
Proprio quest'ultima decisione ha aperto le porte per ulteriori vendite di sterline, poiché il mercato si aspettava un aumento dello 0,75%. Tuttavia, in questo momento storico la BoE deve trovare il giusto equilibrio tra il contrasto all'inflazione, che si aggira intorno al 9% (e che potrebbe presto arrivare al 10%), e la necessità di evitare una violenta recessione che metta in ginocchio l'economia del Regno Unito.
Sterlina: ecco perché può arrivare alla parità sul dollaro
Una sterlina in caduta libera alimenta le aspettative che il cambio GBP/USD raggiunga la parità nei prossimi mesi. Il mercato delle opzioni sembra confermare tale tendenza. Analizzando la volatilità implicita tra la moneta di Sua Maestà e il biglietto verde, emerge che c'è una probabilità del 60% che il prezzo spot arrivi a 1 prima della fine dell'anno. Una percentuale, questa, quasi raddoppiata rispetto al 32% di venerdì scorso. La volatilità implicita a tre mesi sterlina-dollaro è salita oggi al 20,05%, a pochissima distanza dal 20,62% di marzo 2020, quando si era in piena crisi pandemica.
A essere convinto che la parità sia a portata di mano è il gestore BlueBay Asset Management LLP, che gestisce 112 miliardi di dollari di assets e che nel portafoglio d'investimento ha puntato la sterlina come la più grande posizione corta valutaria. "La vendita di GBP è il più grande short da inizio anno e non cambiamo la nostra visione, dal momento che reputiamo probabile un movimento di GBP/USD verso la parità", ha riferito Mark Dowding, Chief Investment Officer del fondo.
A suo giudizio, la BoE non interverrà ora con un rialzo dei tassi di emergenza, perché la mossa "potrebbe essere un voto di sfiducia nei confronti del Governo, aprendo in questo modo a una crisi politica". L'esperto ritiene che la sterlina continuerà a perdere posizione sul mercato, ma lo farà in modo graduale.