Lo yen continua a perdere terreno sul dollaro USA toccando il minimo da 20 anni, con l'USD/JPY sopra 128. L'economia giapponese comincia a manifestare delle crepe con una valuta così debole.
In un sondaggio condotto dalla Tokyo Shoko Research su circa 5.400 aziende, intorno al 40% ha dichiarato che tutto ciò sta avendo un impatto negativo sulla propria attività, mentre a dicembre del 2021 la percentuale era di 11 punti in meno, con il cross USD/JPY che si trovava a 113.
In particolare, a soffrire sono le imprese del settore tessile e dell'abbigliamento, ma anche quello delle attrezzature alimentari e dei mobili. Il Ministro delle Finanze giapponese Shinichi Suzuki, all'ennesimo crollo della valuta nipponica, ha espresso una certa preoccupazione, affermando che tali movimenti sono indesiderabili in quanto, sebbene in altre circostanze una divisa più competitiva abbia i suoi aspetti positivi, nell'attuale clima economico invece prevalgono forti fattori negativi. Al riguardo, Suzuki ha riferito che il Governo sta osservando con molta attenzione quello che succede nel mercato valutario.
Yen: la BoJ rimarrà accomodante
I trader ritengono improbabile che dichiarazioni da parte dei Governi giapponese e statunitense potessero sortire grandi effetti, dal momento che
la politica monetaria della Bank of Japan rimane ancora largamente accomodante. Il divario che vi è nell'approccio nei confronti dei tassi d'interesse rispetto alla
Federal Reserve è enorme e ciò si è riflesso sui rendimenti a 10 anni dei titoli di Stato di USA e Giappone.
I T-Note USA decennali infatti staccano di oltre 2 punti e mezzo percentuali gli equivalenti bond del Sol Levante. Tutto questo rende poco conveniente comprare yen e molto di più acquistare dollari. L'istituto monetario guidato da Haruhiko Kuroda finora non ha fatto percepire il minimo segnale di voler invertire la sua posizione di fronte alla caduta della valuta, considerandola anzi un segnale importante per gli esportatori.
Gli analisti però ritengono che le pressioni potrebbero farsi molto forti se l'USD/JPY dovesse superare la soglia di 130 e iniziasse a pesare davvero sull'economia nazionale. Benjamin Shatil, strategist forex di JP Morgan, ha affermato che, fintanto che i tassi americani continuano a salire e la politica monetaria giapponese rimane ultra-espansiva, la reazione del mercato a qualsiasi commento delle Autorità di Tokyo si mantiene blanda.
Secondo gli analisti di Citigroup, la BoJ terrà una politica di controllo della curva dei rendimenti fino al 2023, quando scadrà il mandato di Kuroda. Nel frattempo ci sarà una stretta sui tassi appena di 0,1 punti percentuali a settembre del prossimo anno.