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Il carry trade è un'operazione oggi poco utilizzata per via dell'alta volatilità e dei bassi tassi d'interesse;
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La politica monetaria delle Banche centrali non aiuta una strategia di carry trade;
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Won sudcoreano e Ringgit malese sono due tra le poche valute su cui è conveniente realizzare operazioni di carry trade
Il carry trade valutario è un'operazione che consiste nel prendere a prestito una valuta a basso rendimento per investire in un'altra che ha tassi di interesse alti. L'obiettivo è quello di guadagnare sulla differenza di prezzo. Questa è una strategia che molti operatori facevano soprattutto in passato, dove gli spread tra i cambi erano ampi. La valuta di riferimento che veniva utilizzata per prendere a prestito era lo Yen giapponese, dal momento che da decenni la BoJ tiene tassi di interesse a zero. Oggi le condizioni sono cambiate e quindi effettuare operazioni di carry trade è un pochino più difficile. Vediamo perché.
Basso costo del denaro e volatilità: due nemici del carry trade
Il Covid-19 ha indotto le Banche centrali di tutto il mondo a spingere i tassi verso lo zero per favorire la ripresa economica. In questo modo rendimenti alti come quelli di Brasile, Indonesia e Sudafrica non sono stati più allettanti per utilizzare le rispettive valute in acquisto in una strategia di carry trade. Soprattutto la politica della Federal Reserve farà da guida per i prossimi anni, dal momento che ha deciso di sganciare il basso costo del denaro dagli obiettivi inflazionistici.
La possibilità di individuare valute ad alto rendimento, come la Lira Turca, si va a scontrare con la volatilità intrinseca della divisa. La Turchia infatti deve affrontare questioni di carattere politico che si riflettono sull'economia, devastata dalla fuga di capitali e dall'alta inflazione. Questo genera instabilità valutaria che potrebbe compensare in negativo il vantaggio della differenza di rendimento tra la Lira e le altre valute.
In generale, la volatilità che riguarda una moneta viene misurata prendendo a riferimento la liquidità delle opzioni at the money a tre mesi. Recenti studi hanno dimostrato che la volatilità implicita per la gran parte delle valute è ancora molto alta in rapporto al premio conseguito dalla differenza di rendimento, per questo effettuare strategie di carry trade non è sempre conveniente.
Carry trade: ecco le valute per realizzare la strategia
C'è a questo punto una possibilità nel mondo valutario dove il carry trade è conveniente oggi? Gli stessi studi hanno preso a confronto la volatilità e i livelli dei tassi attuali con quelli del periodo 2012-2013 in cui vigeva una situazione simile dal punto di vista economico e monetario.
Dall'analisi è emerso che ci sono due valute che hanno mostrato delle fluttuazioni minime in entrambi i periodi e che si presterebbero per implementare questo tipo di operatività. Tali divise sono il Won sudcoreano che ha bassi rendimenti e il Ringgit malese con tassi maggiori.
Più precisamente, la volatilità implicita a tre mesi del Won è stata del 48% rispetto alla media giornaliera degli ultimi 10 anni, mentre per il Riggit si parla del 50%. La politica dei tassi della FED potrebbe fare in modo che le oscillazioni delle due valute si riducano ulteriormente e si avvicinino ai livelli del settembre 2012 e aprile 2013, quando la terza tornata di Quantitative Easing contrassegnò tutta la politica monetaria dell'istituto allora guidato da Ben Bernanke.