Nella settimana delle banche centrali non poteva che arrivare una sorpresa. Non tanto dagli Stati Uniti, dove il rialzo dei tassi di 75 punti base era previsto, non tanto da Gran Bretagna, Svizzera, Norvegia e altri istituti monetari dove i ritocchi erano previsti. La sorpresa è arrivata invece dal Giappone. Non dai tassi di interesse o dal controllo della curva dei rendimenti, rimasti immutati. Ma dall’improvviso e inatteso (per tempi e modi) intervento della BoJ (Bank of Japan) sul mercato valutario per difendere lo yen dalla speculazione ribassista.
Fissata la soglia di 145 come prima linea della sabbia oltre la quale il cambio UsdJpy non deve andare, almeno nelle intenzioni della BoJ. Tutto da vedere se il risultato finale sarà quello atteso ma nell’immediato il rally dello yen c’è stato.
L’ostinazione della BoJ sulla politica monetaria continua, nonostante un’inflazione che ha mostrato segnali di tepore. Nulla di clamoroso rispetto ai numeri occidentali, ma ad agosto i prezzi al consumo sono saliti del 3% rispetto al 2,6% di luglio. L’inflazione "core" al netto dei prezzi alimentari è salita al 2,8%.
Nuova politica monetaria per la BoJ?
Ma la Bank of Japan non intende cambiare rotta. Anzi. Nel comunicato a margine del meeting ha ribadito che è pronta a nuove misure di easing monetario se ritenuto necessario. Questo ha scatenato gli appetiti degli speculatori che hanno ricominciato a vendere yen. Troppo secondo la BoJ, che giovedì è intervenuta per frenare la disordinata caduta della valuta nazionale.
Banca centrale quindi impegnata da una parte a liquidare riserve valutarie comprando yen. Dall’altra comprare titoli di stato per tenere bassi i rendimenti. Un doppio gioco che naturalmente si poggia su un delicato equilibrio. Basti pensare che i volumi di titoli di stato acquistati la scorsa settimana sono stati i più alti da giugno 2020.
Ovviamente in questo contesto lo spread di rendimento con i titoli americani, oggetto di politiche monetarie opposte, si va allargando aumentando ancora di più la pressione in vendita sullo yen. Le riserve valutarie giapponesi sono abbondanti e pari a 1.2 trilioni di dollari consentendo margini di manovra importanti sulla valuta.
Quello che abbiamo visto è probabilmente un assaggio con il mercato che solitamente mette alla prova la banca centrale diverse volte prima di rinunciare ad andare oltre.
USD/JPY ai minimi da 24 anni, in arrivo nuovo attacco
UsdJpy si avvia a chiudere il trimestre nel peggiore dei modi con il valore più basso degli ultimi 24 anni.
Negli ultimi 12 mesi il rialzo del cambio è stato di quasi il 30%. Tecnicamente non possiamo che prendere atto di una fase di minore vigore nella salita di USD/JPY, però ribadisco che sono convinto che il mercato tenterà nuovamente di mettere alla prova la BoJ. Non accontentarsi di un solo intervento significa anche riprovare l’assalto a zona 145 dopo una correzione di qualche giorno o settimana.
E quale migliore livello se non 141,6? Qui passa la media mobile a 20 giorni e con l’ADX sopra 30 e in ascesa (quindi con trend bullish che sta riprendendo vigore) una tranche long si può già piazzare attorno a questo supporto dinamico. Il secondo giro si può tentare tra 140 e 141 fissando un rigido stop loss sotto i massimi di luglio a 139,40.