Nell’ultima settimana il bilancio della Federal Reserve ha evidenziato un incremento di ben 279 miliardi di dollari, il dato maggiore dalla pandemia. In costante calo dopo il picco registrato ad aprile 2022, il bilancio della Fed ha registrato una netta inversione di tendenza a causa delle tensioni che hanno scosso il comparto bancario statunitense: per rassicurare gli operatori ed evitare l’effetto contagio, l’istituto guidato da Jerome Powell è tornato ad inondare il mercato di liquidità.
L’intervento della banca centrale USA potrebbe non essere terminato, visto che dal meeting in calendario la prossima settimana potrebbero arrivare importanti novità. Se fino a qualche giorno fa le probabilità di un incremento dei tassi da 50 punti base era quella più quotata (fonte CME FedWatch Tool), ora lo scenario è radicalmente cambiato: l’ipotesi +0,5% non è neanche più prezzata: quasi il 90% delle probabilità è assegnato ad una stretta da 25 punti base (che porterebbe il costo del denaro Usa al 4,75-5%) e le restanti ad una pausa nel ciclo di rialzi.
Fortissime dosi di liquidità e rialzi dei tassi meno pronunciati hanno finito per indebolire il dollaro USA in special modo nei confronti di quelle valute, come il dollaro australiano, che nell’attuale contesto sono in grado di capitalizzare sia il ritorno della propensione al rischio e sia le indicazioni positive in arrivo dall’economia cinese.
L’incremento dell’1,8% messo a segno dal cross AUD/USD nelle ultime cinque sedute è inoltre dovuto al fatto che la scorsa settimana la Reserve Bank of Australia ha annunciato il decimo aumento dei tassi consecutivo portando il tasso benchmark al 3,6%, il livello maggiore da oltre 10 anni (maggio 2012).
AUD/USD al test di importanti livelli di resistenza
Il rimbalzo dall’area degli 0,66$ potrebbe aver concluso quella fase ribassista iniziata ad inizio febbraio sopra gli 0,7$. Bucata la media mobile a 200 giorni nella seconda metà di febbraio, il trend discendente ha prima dovuto fare i conti con la soglia degli 0,67$ e poi quella fissata a 0,66$ (con un minimo a 0,6564).
Se per superare gli 0,67$ il cambio non dovrebbe incontrare troppi problemi, un test più probante si avrà poco più avanti in corrispondenza dell’incontro con la media mobile a 200 giorni.
In un’ottica di breve termine, si potrebbe puntare ad un ingresso rialzista di poco sotto i livelli attuali, da 0,665, con target fissato a 0,675 e, per gli investitori più ambiziosi, a 0,679. Un livello di stop adeguato potrebbe essere rappresentato dagli 0,6540 dollari USA. Chi invece volesse puntare su orizzonti temporali più estesi, un possibile obiettivo può essere fissato a 0,685 e 0,695.
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