Le valute dell’Est Europa hanno fornito segnali di forza molto interessanti nelle ultime settimane grazie soprattutto a numeri di inflazione che confermano come il clima comincia a farsi surriscaldato sul lato orientale del Vecchio Continente. E questo, soprattutto per Paesi ancora semi-emergenti come quelli dell’Europa orientale, impone un atteggiamento proattivo da parte delle Banche centrali per spegnere sul nascere il fenomeno.
Paesi Est Europa: crescono le pressioni inflattive
Comincio dalla Repubblica Ceca. Ad aprile l’inflazione ha toccato il 3,1% rispetto al 2,3% di marzo. L’incremento dei prezzi si attesta così sopra il target fissato dalle autorità monetarie di Praga costringendole ad una misura contenitiva probabilmente già a giugno.
Benzina, tabacco e prodotti alimentari hanno fornito contributi positivi legati soprattutto alle riaperture dei servizi legati alle persone come la ristorazione. La corona ceca, da sempre una delle valute più performanti del lotto est europeo, torna così ai livelli di marzo 2020. Il fenomeno del CPI sta iniziando a dilagare anche in Ungheria.
Qui i prezzi al consumo core sono sopra al 5% rispetto ad un anno fa (4,2% il dato generale ai massimi dell’ultima decade). Nel Paese prodotti alimentari ed energia stanno spingendo una variabile che imporrà alla Banca centrale una presa di coscienza per evitare fughe in avanti. A questo punto Budapest dovrà adeguare il costo del denaro il prima possibile muovendosi dal minimo storico di 0,75%.
Infine la Polonia. L’inflazione si posiziona sopra il target 2,5% con banda di oscillazione più o meno 1%, ma questo non sembra preoccupare la banca centrale. Qui il mercato non si attende grandi movimenti sui tassi fino a metà 2022 con tassi quindi stabili ancora per un po' a 0,1%.
Valute Est Europa: l'analisi tecnica dei principali cambi e cross Forex
Il fiorino ungherese ha beneficiato del possibile rialzo del costo del denaro, con il cross EUR/HUF che ha sfondato al ribasso la media mobile a 200 giorni e ora lotta per andare al di sotto anche dell’importante supporto di 350.
Su USD/PLN concentro l’analisi grafica perché l’area compresa tra 3,6 e 3,7 rappresenta un livello chiave sul quale ragionare in ottica long anche alla luce dell’immobilismo della banca centrale sui tassi e dei possibili arbitraggi tra le valute dell’Est che il mercato potrebbe mettere in campo sfavorendo così lo zloty.
Come vediamo dal grafico siamo ormai al terzo minimo dalla fine di luglio, una figura di testa e spalle rialzista in via di formalizzazione con neckline dalle parti di 3,97. Un trade long questo che richiede naturalmente un rigido stop loss sotto i minimi di inizio 2021 ma che, considerata la storia dal 2018 ad oggi, può valere la pena di tentare.