Giusto un mese fa avevo dedicato un articolo al Dollar Index nel quale segnalavo il raggiungimento di livelli di supporto non solo degni di nota, ma anche potenzialmente bullish per sfruttare un rimbalzo. La ripresa di forza si è verificata e ha trovato il suo apice venerdì scorso, quando EUR/USD è sceso sotto 1,20. Il deludente dato sullo stato dell’occupazione statunitense (poco più di 60 mila posti di lavoro creati) ha rispedito il cambio sopra 1,20, soglia psicologica e tecnicamente importante come vedremo tra poco.
Joe Biden ha espresso la sua preoccupazione per lo stato dell’economia accendendo proprio un faro sulla disoccupazione che anche per la FED rappresenta, insieme all’inflazione, il parametro da monitorare con maggiore attenzione per decidere quando rimuovere la politica ultra espansiva in corso.
Piena occupazione e tasso medio di inflazione stabilmente al 2% rappresentano i punti ideali da raggiungere secondo Powell. Il punto è che le aspettative di inflazione hanno già ampiamente superato quella soglia (siamo al 2,3%) ed il rischio in questi casi è quello di veder scappare via una variabile macroeconomica che gli ultimi anni hanno anestetizzato fino all’estremo della deflazione.
Chiaramente in un mondo in cui i debiti sono saliti a livelli mai visti a causa della pandemia, un po' di inflazione è benvenuta. Il problema per Borse e i bond è se questa variabile possa sfuggire di mano costringendo la Banca centrale ad una furiosa inversione di tendenza nella politica monetaria.
Il mercato probabilmente non ha creduto alle ultime parole della Federal Reserve e comincia a scommettere su un aumento dei tassi prima del previsto negli Stati Uniti. E così EUR/USD si è mosso in modo piuttosto aggressivo al ribasso con il grafico che parla molto chiaro.
EUR/USD: analisi tecnica e stagionale
Se tiriamo una linea di tendenza da maggio 2020 ci rendiamo conto subito che questa passa proprio nei dintorni dei livelli attuali per il cambio EUR/USD. Poco sotto troviamo i massimi estivi, mentre la media mobile a 200 giorni continua a salire e si trova in questo momento poco sotto 1,18.
Quindi è già arrivato il momento di vendere dollari? Dal punto di vista stagionale il biglietto verde tende a performare bene fino alla fine di febbraio e questo sembra rimandare l’appuntamento con un minimo immediato.
Gli stessi oscillatori di ipervenduto non sono ancora arrivati in una zona critica ed anche questo lascia pensare ad un ulteriore ispessimento delle vendite di euro prima di intercettare un minimo primario. Si potrebbe quindi cominciare con molta calma a coprire il rischio cambio dollaro da 1,20 in giù. Teoricamente il biglietto verde può spingere sull’acceleratore fino a 1,18 ma ho forti perplessità sul fatto che si possa andare oltre.