Se nella narrazione dei principali analisti il dollaro americano è destinato ad essere perdente nel 2021, il diaframma tecnico raggiunto la scorsa di settimana dal Dollar Index sembra essere particolarmente importante, come ho mostrato nel precedente articolo. Non a caso le prime reazioni sul dollaro si sono viste con un ritorno dei compratori.
Dove il biglietto verde ha fatto la voce grossa nel 2020 è stato soprattutto verso gli emergenti anche se il bilancio di fine anno parla di un misero +1% nella versione trade weighted osservata dalla FED, ovvero il rapporto di cambio pesato per interscambio commerciale.
Pesano i rafforzamenti corposi delle divise di Cina e Messico, due dei principali partner commerciali degli USA. Scorrendo però i vari grafici, ho notato un rapporto di cambio molto interessante per la sua conformazione grafica. Sto parlando di USD/INR, ovvero dollaro americano verso rupia indiana.
USD/INR: analisi tecnica e strategie operative
Dopo aver toccato il suo minimo storico nel corso del 2020, la rupia indiana è riuscita a sviluppare una reazione consistente che l'ha riportata in zona 73 nei confronti del dollaro USA. Tra i motivi di questo recupero vi è il maggior appetito per il rischio combinato ad un atteggiamento attendista da parte della Banca centrale (l’ultimo ribasso dei tassi al 4% risale a maggio 2020).
Il movimento ha però portato USD/INR a ridosso di quella trendline che dall’inizio del 2018 guida il mercato rialzista. Una sequenza di massimi crescenti (e questo sarebbe il terzo) che viene sollecitata proprio in questo momento.
Lo schema tipico della correzione già vissuto nel 2017 e 2019 viene replicato con un doppio minimo in formazione sulla base di area 73. Saranno a questo punto molto interessanti i prossimi dati macro provenienti dall’India.
Proprio l’andamento di questi numeri sarà utile per capire l’orientamento dell'istituto centrale il 5 febbraio 2021, quando verrà decisa la nuova politica monetaria. Essendo un trade che ovviamente va short su una divisa ad alto rendimento bisogna calibrare bene l’ingresso per evitare che i costi di rolling possano vanificare i benefici del potenziale rialzo dello spot.
Quindi se lo stop loss può essere fissato a 72,50 (per tenere conto dello spread bid/ask) i primi obiettivi rialzisti possono essere fissati in area 74, ma è che chiaro che lo scopo è aspirare allo sfondamento verso l’alto della linea di tendenza di contenimento che guida da aprile.
Nel 2019 tra il primo minimo ed il secondo allora intercorsero 4 mesi. La stessa situazione si sta verificando oggi con il primo bottom formalizzato a settembre. Dovremmo esserci sotto questo punto di vista ed allora la strategia long può partire confidando nel ripristino dell’uptrend di lungo periodo.