Quando si parla di blockchain spesso si sente parlare degli smart contracts associati alla piattaforma Ethereum (oppure EOS, Cardano – seppure non ancora operativi, Tron, ecc.), di cosa si tratta? Perché sono così importanti? Oggi proverò a darvi qualche piccola nozione di base su questo grande tema.
I cosiddetti contratti intelligenti non sono altro che dei contratti autoeseguibili e come scopo hanno l’abbassamento dei costi in genere (si risparmiano tempo e risorse) ottenuto attraverso l’eliminazione, totale o parziale, degli intermediari.
I concetti di “eliminazione degli intermediari” sono già presenti in Bitcoin e se, in questo caso si tratta dell’eliminazione della Banca classica con semplici transazioni P2P, in Ethereum si tratta dell’eliminazione degli avvocati, dei notai e di tutta quella selva di professionisti che causano grossi costi in tante situazioni. Detta così sembra un po’ banale ma non è molto distante dalla realtà fattuale del meccanismo.
Il concetto di base è abbastanza vecchio per quanto riguarda l’informatica, si tratta del solito “if this then that”, ovvero nel caso in cui si verifichino determinate condizioni è prevista un’azione da compiere. Stiamo quindi parlando di una funzione presente nei software sin dalla notte dei tempi, pensiamo ad esempio a Excel e alla funzione “If” (colora di verde la tal cella se la talaltra riporta un numero positivo, per dirne una).
Cosa aggiunge la blockchain a tutto questo? Molto semplice: la sicurezza derivata da criptografia e decentralizzazione. La blockchain come sapranno molti di voi è come se fosse un registro contabile pubblico e immodificabile, pertanto, applicato a questa situazione non fa altro che certificare la regolarità dell’evento che è appena avvenuto.
Come è facile capire le possibili applicazioni sono infinite, dalle certificazioni dell’identità alle votazioni, dalle assicurazioni alla prenotazione di qualunque cosa, un volo, una casa in affitto, eccetera e, tornando al primo concetto, non si fa altro che eliminare terze parti. E' bene però sottolineare il fatto che si tratta solo di possibili applicazioni teoriche poiché nel concreto vi sono particolari problemi non ancora risolti.
Ethereum (come tutte le altre piattaforme di questa specie) dà la possibilità a chiunque volesse e fosse in grado di costruire e scrivere (programmare) degli smart contracts eseguibili nella sua blockchain.
Detto questo, per eseguire un qualunque lavoro abbiamo bisogno di energia e questo passaggio si estrinseca nella realtà sempre nello stesso modo: dà adito a un pagamento. Se voi fate un lavoro che non prevede una forma di compenso non state effettivamente facendo un lavoro ma qualcos’altro. Questo è il senso della criptovaluta prodotta dal lavoro necessario per creare la catena di blocchi.
Nel caso di Ethereum stiamo parlando di Ether, la moneta che acquistiamo negli Exchange, essa è il carburante necessario per la costruzione degli smart contracts e viene prodotta attraverso il mining; i vari nodi validatori ogni volta che producono un nuovo blocco hanno in compenso Ether per il lavoro che hanno appena eseguito.
Ad oggi funziona così, fra qualche tempo le cose cambieranno per l’imminente sostituzione dell’algoritmo di consenso, da Proof of Work a Proof of Stake, del quale ho parlato in un articolo di qualche giorno fa. Lo so, sono concetti di difficile assimilazione ma non preoccupatevi, mi riservo di tornare in maniera più specifica sul funzionamento degli algoritmi di consenso fra qualche tempo.