Il 17 novembre scorso il DEX più famoso al mondo, ossia Uniswap, ha perso un quantità di liquidità pari quasi al 50%. Come sappiamo, i Decentralized Exchange funzionano solo ed esclusivamente con la liquidità che viene fornita dagli utenti esterni che decidono di inviare ad una determinata pool i loro token in cambio di una fee ad ogni swap (scambio).
Secondo DeFi Pulse la piattaforma ora occupa il sesto posto per liquidità bloccata al suo interno con una valore che si aggira intorno ai 1,3 miliardi di dollari. Ma cosa ha causato questo massiccio deflusso di token e dove si stanno spostando questi capitali?
Uniswap e il crollo del 50%: ecco cosa è successo
In poco meno di 24 ore la liquidità del DEX Uniswap è passata dal massimo storico di circa 3 miliardi di dollari raggiunto il 14 novembre, a perdere gran parte dei capitali. I protocolli DEX SushiSwap e Bancor hanno fatto segnare rispettivamente il 60% e il 40% di afflusso di liquidità, salendo in classifica generale ma rimanendo sempre sotto il DEX per eccellenza.
Il motivo scatenante di questa fuga di capitali è stata la fine del programma di liquidity mining messa a disposizione qualche mese fa dalla piattaforma. Uniswap infatti ha lanciato a settembre il suo programma di ricompensa per il mining di liquidità insieme al proprio token nativo UNI. La fine della distribuzione dei token era prevista per il 17 novembre alle ore 00:00 UTC: dopo questo periodo la governance del progetto avrebbe raggiunto il suo limite, dando quindi la possibilità agli utenti di decidere il futuro della piattaforma.
In un post pubblicato nel blog, il team di sviluppo aveva scritto: “Dopo 30 giorni, la governance raggiungerà il suo limite di maturità e la governance di Uniswap controllerà tutte le UNI assegnate alla tesoreria di Uniswap. A questo punto, la governance può votare per allocare UNI verso sovvenzioni, partnership strategiche, iniziative di governance, pool di mining di liquidità aggiuntivi e altri programmi.”
Durante il periodo di distribuzione i vari UNI erano stati assegnati a 4 pool specifiche: ETH/USDT, ETH/USDC, ETH/DAI e ETH/WBTC e da quel momento i liquidity provider hanno versato oltre 2 miliardi di dollari. Ora che però gli incentivi a tenere questa liquidità sono finiti gli stessi LP stanno ora riprendendo i propri token alla ricerca del DEX più fruttuoso dal punto di vista delle APY. La mancanza di incentivi nel tenere i token bloccati ha reso Uniswap fragile dal punto di vista della liquidità, facendo sì che si creasse un enorme sell-off di utenti alla ricerca dei migliori ritorni.
L'alternativa a Uniswap: SushiSwap
La piattaforma che attualmente sta ricevendo più attenzione è sicuramente SushiSwap e cerchiamo di capire perché.
Innnanzitutto, perché le rendite sono molto elevate, si parla di circa dal 10 al 30% per i pair più liquidi come ETH/WBTC, fino ad arrivare al 100% di APY per i token più speculative e con progetti a bassa capitalizzazione di mercato.
Partecipando alle pool di liquidità si ha la possibilità di fare liquidity mining per il token nativo della piattaforma SUSHI e in più c’è la possibilità di vincolare i propri SUSHI per ottenere xSUSHI che danno il diritto ad una percentuale delle fee di tutta l’applicazione. In più la piattaforma è in continua evoluzione e sta portando diverse novità:
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A breve verrà rilasciato BentoBox che implementerà il margin trading sulla piattaforma;
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Due terzi dei SUSHI farmati sono bloccati per 6 mesi e non sono vendibili (diminuendo quindi la pressione di vendita che spesso assale i token farmabili come UNI e appunto SUSHI);
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In fase di sviluppo c’è Gusoku, ossia un modo per eliminare la impermanent loss tipica di molte di queste piattaforme;
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Un altro progetto in fase di sviluppo si chiama Miso, ossia un launchpad per portare le cosiddette IEO (Initial Exchange Offering) al di sopra del DEX.
Se da un lato Uniswap sta perdendo liquidità per la fine della distribuzione dei token, SushiSwap sta portando tutto il settore un passo in avanti introducendo delle migliorie in grado di rendere i DEX sempre più completi rispetto agli Exchange tradizionali.