Per gli appassionati nel mondo delle criptovalute e della Blockchain il 2020 è sicuramente l’anno della DeFi: che voi ci crediate o no, i numeri spostati e l’interesse intorno a questo topic hanno fatto il boom negli ultimi mesi. Secondo alcuni la DeFi non è nient’altro che l’ennesima bolla all’interno di un mondo ancora agli arbori in cui la FOMO, la promessa di ritorni esorbitanti e l’utilizzo dei fantomatici governance token stanno spopolando.
Come analizzato negli articoli precedenti la DeFi è senza dubbio un calderone in cui troviamo un’infinità di strategie, termini e progetti nei più disparati ambiti, dai DEX agli asset Sintetici passando per le lending Platform e le asset management Platform.
In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza su due termini che troppo spesso vengono confusi e utilizzati l’uno al posto dell’altro, ossia il Liquidity Mining e lo Yield Farming.
Liquidity Mining: guadagnare token dando liquidità
Il liquidity mining nasce da due concetti molto importanti nel mondo delle criptovalute: la liquidità e il mining. Con liquidità intendiamo la disponibilità di coin/token in una determinata piattaforma, essenziale per la creazione, la crescita e l’espansione dei mercati DeFi. Con il mining invece intendiamo la tecnica basata su PoW in cui mettendo a disposizione la potenza computazionale ricevo nuove coin appena coniate dall’algoritmo.
Questi due concetti, seppur distanti l’uno dall’altro, possono essere uniti insieme per creare un processo che ha sicuramente favorito il boom di alcuni progetti DeFi. In sostanza una persona che vuole fare liquidity mining “presta” liquidità ad una determinata pool (tendenzialmente su Uniswap) e a seconda del tempo e della quantità di liquidità fornita riceve dei token nuovi appena coniati.
Liquidity Mining: un esempio pratico
Facciamo un esempio in modo da chiarire i possibili dubbi. Una nuova piattaforma nel mondo della DeFi possiede dei governance token (GOV) che vuole distribuire. Per fare questo, nel suo white paper o nella sua lending page, descrive alcune pool di Uniswap da cui poter ricevere questi GOV attraverso il liquidity mining. Ecco gli step da affrontare:
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La persona interessata al progetto e alla possibilità di ricevere questi GOV deve dare liquidità ad una delle pool descritte in precedenza.
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L’utente riceve in cambio gli LP (Liquidity Provider Token) che gli serviranno per il redeem finale.
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Nel tempo in cui i token forniti dall’utente rimangono nella pool, egli guadagna sia lo 0,3% di swap sia i token di governance che vengono “minati” ad ogni blocco.
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Al momento del redeem l’utente restituendo gli LP riceve in cambio sia le fee che i GOV “farmati”.
Questo processo, come si può facilmente intuire, ha creato una vera corsa all’oro da parte degli utenti della DeFi. Grazie anche allo Yield Farming, la possibilità di ricevere dei token “gratis” fornendo liquidità ad una pool era un’opportunità da non perdere. Ma cos’è quindi lo Yield Farming e come utilizza il Liquidity Mining?
Yield Farming: spostare la liquidità per massimizzare il rendimento
Lo Yield Farming è un processo che si posiziona al di sopra del semplice liquidity mining e che ne sfrutta le caratteristiche principali per massimizzare i ritorni dell’utente. In sostanza, lo Yield Farming, è lo spostamento della propria liquidità tra le varie piattaforme di DeFi utilizzando i vari meccanismi come Liquidity Mining, Leverage dei fondi e la scelta del rischio.
L’idea di Yield Farming nasce con Compound che il 16 giugno 2020 ha iniziato a distribuire i propri token di Governance ai suoi utenti. “Prestando” e “acquistando” le Stable coin gli utenti maturavano dei COMP che poi venivano distribuiti.
Dopo questa idea e l’esplosione in termini di valore del token COMP, qualunque progetto nel mondo della DeFi voleva creare il proprio governance token e distribuirlo in modo da incentivare gli utenti ad andare in una determinata piattaforma.
Da qui nasce il Liquidity Mining e allo stesso tempo lo Yield Farming: lo spostamento delle proprie Stable coin per massimizzare il ritorno guadagnando token di governance. In poco tempo, gli APY (acronimo di Annual Percentage Yield, rendimento percentuale annuo in italiano) promessi da molte di queste piattaforme sono schizzati alle stelle e trovare il rendimento più alto per una persona singola era pressoché impossibile. E sempre da qui prendono il via progetti come yearn.finance, ossia piattaforme per la gestione automatica dei fondi attraverso la scelta del rischio da utilizzare per lo Yield Farming.